La lunga storia del cinema a Porretta

C’è luce e movimento lungo il corso principale di Porretta Terme. Ad aspettarci nel grande atrio quadrangolare del Cinema Kursaal ci sono Luca Elmi e Giulio Riccioni, rispettivamente Presidente del Festival del Cinema di Porretta, e co-gestore del Kursaal.
L’ambiente interno ha qualcosa di diverso da molte altre sale cinematografiche incontrate fino ad ora. Su pareti sfumate di un ricco arancio pastello spiccano locandine di ogni genere, spesso legate insieme da un sentire comune: La rabbia di Pasolini, Jules e Jim di Truffaut, La dolce vita di Fellini, e in mezzo a queste un cartello scritto con un pennarello nero, come uno slogan: “Il cinema è… amore, se non c’è si sta male!” Nell’insieme si ha l’impressione di un luogo pienamente vissuto, con un che di domestico, come un circolo, un salotto, un luogo di transito, dove ognuno degli innumerevoli oggetti presenti rappresenta una traccia lasciata da qualcuno, o qualcosa.
Il nome del cinema deriva dal tedesco “sala per le cure”, un connubio di più elementi, particolarmente appropriato in un luogo di villeggiatura con una lunga tradizione termale come Porretta. Ed è un connubio, questa volta fra la sala, come struttura fisica e organizzata, e il noto festival del cinema ad incuriosire maggiormente.
A due passi dal Corno alle Scale, quasi in Toscana, cerchiamo di capire come sta vivendo questo periodo un vero e proprio cinema di confine. Luca e Giulio sembra s’intendano su tutto, e cominciano una lunga staffetta di interventi su più fili conduttori.

“Riferendomi a Porretta, ma di rimando non solo ad essa, si può dire che questa lunga parentesi di pandemia sta provocando un rallentamento forzato in tutte le attività culturali del paese. Ricordiamo ancora l’epoca d’oro, quando a Porretta c’erano ben due cinema, il nostro e il Lux dei ferrovieri da 220 posti. Le sale erano sempre piene. Oggi il Lux ha chiuso i battenti e, nonostante tutto, qui viene ancora poca gente rispetto a due anni fa. Porretta è stata una delle zone a livello regionale maggiormente colpite dal virus e in giro c’è ancora molta paura. A questa si aggiunge una sempre crescente pigrizia e una scarsa propensione alla socialità culturale. Se prima facevamo due proiezioni d’essai il giovedì e il venerdì, e il fine settimana lo orientavamo più sul commerciale, oggi i titoli proposti devono essere per forza meno. L’idea di sempre era, e rimane, di portare a Porretta dei film che tutt’al più si possono vedere a Roma, o a Milano, al momento della loro uscita, e poi più, ma che nelle periferie provinciali non arrivano se non le porti tu stesso. L’Associazione Porretta Cinema, appoggiandosi al Kursaal, aveva creato un pubblico interessato a questo tipo di programmazione facendo sì che convivessero entrambe le anime. Tanto che in alcune settimane proprio i film d’essai salvavano gli incassi a fronte di “filmoni” che facevano il flop di sala.

La ruota non sta tornando a girare, eppure non possiamo davvero credere che gli spettatori siano scomparsi definitivamente, dobbiamo piuttosto immaginare un loro possibile ritorno. Da Casalecchio di Reno, praticamente alle porte di Bologna, fino a Pistoia, il nostro è l’unico cinema rimasto attivo con una programmazione continuativa. Considerando un bacino d’utenza di quindici-ventimila persone una sala di oltre trecento posti con poche decine di spettatori a proiezione lascia piuttosto amareggiati.
Chiaramente vorremmo tornare ad arricchire la nostra programmazione. I problemi maggiori rimangono quelli della distribuzione e dei “minimi” legati al costo del noleggio. Partendo da una base minima di duecentocinquanta euro si rischia di non coprire tutte le spese collegate alla gestione di una struttura come questa. Si potrebbe pensare a una percentuale sugli incassi, ma forse risulterebbe svantaggioso per il distributore. L’errore sta nella percezione dei distributori stessi della situazione attuale; anche in tempo di crisi non hanno capito la differenza abissale fra quanto può essere proposto in un grande centro urbano e in uno di periferia. Non si può ritrovare la stessa funzionalità, a partire dai costi. Se si rendessero conto che esiste una moltitudine di sale in tutta Italia interessate a questi generi particolari, all’essai, e organizzassero una linea di distribuzione appositamente dedicata, si renderebbero presto conto delle considerevoli potenzialità nascoste nelle realtà indipendenti.”

Nel frattempo ci raggiunge Stefano Testa, secondo co-gestore del Kursaal, vera e propria memoria storica dell’attività festivaliera di Porretta. In effetti, una delle cose che ci hanno fortemente attirato è la storia del Festival, e la sua trasformazione nel tempo. Esso rappresenta un pezzo di storia importante non solo per Porretta Terme; ancora oggi questa lunga esperienza continua e mantiene una sua sicura valenza a livello nazionale e internazionale.
“Vi è sempre stata una forte e intensa e collaborazione fra il Cinema Kursaal e l’Associazione Porretta Cinema” ci racconta Stefano. “Il Festival “nuovo” compie oggi vent’anni, ma quello primigenio nacque nel lontano 1960 e uno dei fondatori fu proprio mio padre, Giampaolo Testa. Era venuto fin qui per dirigere le Terme, però nella sua vita precedente era vissuto a Roma, in stretto contatto con l’ambiente cinematografico e intellettuale, soprattutto a livello di rapporti col Partito Comunista Italiano. Fu lui, con lo sceneggiatore Cesare Zavattini, Bruno Grieco, e il grande critico letterario Francesco Flora a dare il via alla Mostra Internazionale del Cinema Libero. Si scelse subito la formula della biennale, che durò fino alla dodicesima edizione del 1982. L’idea era di far conoscere agli spettatori più accorti un cinema sconosciuto al grande pubblico e di portare a Porretta tante cinematografie che in Italia non erano ancora arrivate. L’intento era quello di organizzare un festival antagonista a quello di Venezia e mio padre, come direttore delle Terme, colse anche l’opportunità offerta da una ricettività alberghiera ben strutturata e disponibile ad ospitare la Mostra soprattutto nel periodo invernale.

Si concentravano tutti qui, quando la sala poteva ancora contenere novecento posti. Una specie d’invasione straniera che spesso turbava gli stessi porrettani. Il pubblico era composto prevalentemente da critici che venivano da tutto il mondo, giornalisti del settore, cineasti. Qui si è avuta la prima apparizione del cinema inglese, così come quello underground americano e certa cinematografia dei paesi dell’Est, ad esempio l’Ungheria, con Miklos Jancso. Senza considerare che qui venne presentato in anteprima europea Ultimo tango a Parigi e che proprio in questa sala venne denunciato. Come si sa in seguito venne bruciato. E ancora, La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, presente in sala alla prima proiezione con Gian Maria Volonté, mentre fuori i gruppetti extraparlamentari di Bologna portavano avanti la loro contestazione alla pellicola. Sì, perché Petri si ritrovò fra due fuochi, da un lato loro, che lo consideravano troppo riformista, e dall’altro il P.C.I. e il sindacato, che lo consideravano troppo eretico.
L’esperienza della Mostra ebbe termine alla sua XII° edizione, nel 1982, quando fu spostata a Bologna, poiché quel tipo di cinematografia cominciò a perdere un po’ di interesse. Anche i finanziamenti pubblici alla cultura si spostavano verso altre realtà. La Cineteca di Bologna, ad esempio, nasce da una costola di questo festival trasferitosi in città.

Nel 2002 nasce il nuovo festival con funzione retrospettiva, basata su una monografia incentrata sulla figura di un singolo regista. Il primo fu Marco Bellocchio, vennero poi numerosi altri quali Nikita Michalkov, Mario Monicelli, Francesco Rosi, Costa-Gavras, Ken Loach, Alan Parker, Bertrand Tavernier e altri ancora,
Dieci anni dopo, nel 2011, anche per salvaguardare questa esperienza, si decise di creare un’associazione preposta ad organizzare il Festival. Così nasce l’Associazione Porretta Festival che aderisce all’AFIC – Associazione Festival Italiani Cinema, una rete nazionale che integra più di novanta festival locali.
È da qui che è nata l’idea di un doppio concorso sul cinema italiano (e non solo): il concorso “Fuori dal Giro” e il più recente Premio Petri. Vi è stata, quindi, una crescita sostanziale, partendo da una rappresentazione monografica sono nate nuove sezioni e concorsi anche con la partecipazione delle scuole e un grande coinvolgimento dei ragazzi. La retrospettiva continua comunque con ospiti importanti come Giuseppe Tornatore, Silvano Agosti, Ferzan Ozpetek, Gianni Amelio, Abel Ferrara e altri, mantenendo il carattere distintivo dell’evento.

Luca sembra divertito. “Il Kursaal in un certo senso subisce la nostra programmazione, anche se col tempo abbiamo imparato a coordinarci e organizzarci. In verità il doppio concorso “Fuori dal Giro” nasce proprio da questo: cercare film che sono usciti in tempi recenti, ma che hanno avuto la minor distribuzione e circolazione; pellicole che secondo noi sono di qualità tale da dover essere valorizzate. Al suo interno sono previste due premiazioni distinte: quella del pubblico, che vede coinvolti gli spettatori abituali, e quella dei giovani, studenti coinvolti in un percorso formativo prima e durante il festival.
Tutte queste attività hanno formato una nuova generazione di appassionati del cinema, stimolati a creare sempre qualcosa di nuovo. Inizialmente la giuria del concorso giovani contava a fatica dieci ragazzi, ora sono più di cinquanta e non riusciamo a farceli stare tutti.
Un discorso diverso è quello del Premio Petri, giunto ormai alla sua quarta edizione. La giuria ha carattere interprofessionale e valuta opere di registi che si distinguono per la scelta di tematiche di denuncia sociale, politica e culturale in linea con le vedute del grande regista. In giuria si possono trovare la moglie di Elio Petri, Paola Pegoraro Petri, Walter Veltroni, Steve Della Casa ed altri selezionatori che scelgono l’opera alla quale assegnare il premio.
Si cerca di fare da cassa di risonanza per film spesso erroneamente considerati “minori”. Ovviamente senza prenderci tutti i meriti, alcuni di questi hanno avuto modo di trovare nuove occasioni, come “Polvere” di Antonio Romagnoli, che andrà ad inaugurare il Maffei, una sala di Torino di prossima apertura.
Il festival da quest’anno diventerà triennale, grazie ai finanziamenti della Regione Emilia-Romagna. Riusciamo a gestire tutto con le forze a disposizione: una decina di volontari, l’aiuto di un ufficio stampa, e l’impiego di alcuni professionisti in appoggio diretto all’evento e, ovviamente, l’immancabile appoggio del Cinema Kursaal.
La nostra missione di tornare a valorizzare certe opere, soprattutto di produzione italiana, è assai importante. Si pensi che il cinema italiano è stato particolarmente colpito da una forte concorrenza straniera, ritrovandosi con un 90% di titoli non distribuiti adeguatamente, a prescindere dal loro valore artistico.
È vero, stiamo passando un periodo di crisi e la tendenza nelle sale è sempre quella di puntare “in alto” per salvare il salvabile. Ciò nonostante io sospenderei il giudizio sulla crisi del cinema come luogo fisico, perché questi ultimi due anni hanno contato molto in questo senso. Al termine di questo periodo ci si può aspettare un rimbalzo, con un rinnovarsi del desiderio di ritornare fuori e socializzare”.

Ancora una volta è il contatto diretto con il pubblico, il toccare con mano e fare esperienze, a permettere che queste realtà sopravvivano e si rinnovino.
“A volte la realtà è questa” conclude Giulio indicando l’atrio, la biglietteria, le sedie attorno al tavolo. “È il salotto dove le persone si fermano a discutere di cinema e qualcuno chiede di poter vedere in programmazione un titolo particolare, e a volte lo facciamo davvero. Detto tutto questo, sia come cinema, che come festival, teniamo duro ottenendo anche buoni risultati. La nostra è un’unione che si rafforza vicendevolmente. Per noi porrettani il nostro festival rimane il più importante e bello di tutti. È un orgoglio che portiamo dentro e che proiettiamo, letteralmente, verso il futuro.”
Note:
Il racconto sulle piccole grandi storie di sale resilienti in Emilia-Romagna è iniziato con l’articolo Gli amici del Vittoria / emiliodoc n.1.
In copertina: Proiezione per gli studenti al Cinema Kursaal
About Author / Claudio Tamburini
Scrittore, disegnatore, amante delle buone compagnie. Collabora con l'Associazione Amici del Vittoria.