Protagonist*/ gli esperti degli archivi
Interviste doppie a protagonist* del mondo del documentario in Emilia-Romagna.
Dopo il mestiere del montaggio, le cinque domande parallele di questo numero sono riservate ai protagonist* dei materiali di archivio. Rispondono Paolo Simoni, direttore di Home Movies, l’Archivio Nazionale del Film di Famiglia, e Claudio Giapponesi, responsabile di Kiné, società di produzione di documentari.
Come sono nate e come si sviluppano le vostre attività?
Paolo: Home Movies nasce a Bologna nel 2002 con l’obiettivo di creare un archivio dedicato al cinema amatoriale, che fino ad allora in Italia non era considerato di particolare interesse, né nell’ambito archivistico, né in quello accademico. L’Archivio Nazionale del Film di Famiglia fu creato da Home Movies con la consapevolezza che questo fosse una patrimonio culturale e cinematografico da tutelare, come più tardi è stato riconosciuto. Il contributo di Home Movies nella salvaguardia e valorizzazione del film di famiglia e amatoriale è stato senza dubbio pionieristico.
Il corpus dell’archivio è cresciuto abbastanza velocemente grazie alla partecipazione di molti privati, ai progetti locali di raccolta e ad attività su tutto il territorio nazionale, allargando sempre di più l’orizzonte. In pochi anni ci siamo specializzati nell’archiviazione e nel restauro dei cosiddetti formati ridotti, formati cinematografici non professionali, quindi non solo del cinema di famiglia, ma di tutte quelle pratiche cinematografiche che storicamente sono legate a questi formati, dal cinema underground a quello d’artista.
Claudio: Mi sono laureato a Bologna con una tesi sul restauro cinematografico perciò l’interesse verso la pellicola e il documentario è in me fin dai tempi degli studi. Ho conosciuto Home Movies grazie ad una lezione di Marco Bertozzi al Festival dei Popoli. Il cinema amatoriale mi ha interessato da subito e dopo aver contribuito nella fase iniziale al progetto Home Movies, è arrivata l’esigenza di creare una realtà produttiva dove elaborare e, soprattutto, contribuire a editare in forma artistica la quantità notevole di materiale di repertorio con cui ero entrato in contatto nel corso del tempo.
Kiné nasce nel 2008 e fino ad oggi ha partecipato con i suoi progetti a molti festival internazionali con diversi film realizzati insieme all’Archivio; il sodalizio dunque continua ancora, in parallelo ad altre partnership legate alle produzioni come quelle con Istituto Luce e Rai Cinema.

Come gestite il patrimonio d’archivio che avete a disposizione?
Paolo: La gestione dell’archivio mira sia alla preservazione dei materiali originali (oltre 30.000 pellicole nei formati ridotti 9,5mm, 16mm, 8mm e Super8 girate tra gli anni 20 e 80 del 900) che alla loro valorizzazione culturale, che va dall’accesso digitale a progetti di riuso per i quali possiamo contare su un’esperienza ormai ventennale, la prima e più longeva nel panorama italiano. Tra i tanti progetti di valorizzazione c’è il festival Archivio Aperto, che propone una ricca programmazione in presenza e online e ormai ha una vocazione internazionale, e la piattaforma Memoryscapes, il cinema privato online che propone selezioni tematiche composte da circa 3.000 clip: a oggi il modo più semplice e accessibile per navigare l’archivio.
Claudio: Le fonti d’archivio a cui si attinge per la realizzazione di un documentario sono piene di possibilità e spunti di ricerca in continuo divenire. Per le nostre produzioni l’archivio è sempre un punto di partenza e non di arrivo. Le storie sono già nelle immagini e gli autori devono trovare il modo di raccontarle nel modo migliore. Anche la materia su cui è impresso il cinema, e il cinema amatoriale nello specifico, può diventare un argomento di narrazione sincera e poetica: nel documentario Fantasmi a Ferrania, diretto da Diego Scarponi e prodotto da Kiné, la pellicola è protagonista non solo per la presenza di immagini dal passato ma anche come tematica centrale, ripercorrendo la storia della nota fabbrica italiana dalle origini ad oggi, celebrando i fasti di ieri ma anche rimarcando il declino attuale.


Quale contributo ha dato e può dare un archivio al documentario?
Paolo: Notevole, prima di tutto come testimonianza filmata di un periodo storico. Il cinema amatoriale in particolare documenta attraverso un punto di vista inedito e non ufficiale tanti aspetti del passato della vita della società e delle trasformazioni del paesaggio. D’altro canto trasmette storie singole e private, che possono essere ordinarie o eccezionali, comunque esemplari. Inoltre, lo sguardo amatoriale anche sul piano percettivo ed estetico spesso permette di calarsi più direttamente nella realtà da cui proviene, essendo uno sguardo diretto, situato nel mondo che filma.
Claudio: Il materiale d’archivio è di per sé affascinante, duttile e pieno di situazioni da cui la narrazione può partire, svilupparsi e completarsi continuamente. Il fascino della pellicola e della luce è irresistibile, ma è interessante soprattutto utilizzare gli archivi facendosi trasportare da quello che raccontano e non usandoli solo come mere coperture di un discorso precostituito. Ad esempio, nel 2013, in Vacanze al mare, una enorme selezione di spezzoni balneari ha ispirato la narrazione di Ermanno Cavazzoni. Ne è venuto fuori un viaggio ironico e stralunato in decenni di travolgenti estati italiane; sarebbe stato impossibile partire dalla scrittura per poi adattare le immagini a ciò che era stato scritto.


Quali sono stati finora i materiali più curiosi ed emozionanti che vi è capitato di gestire?
Paolo: Difficile rispondere. Ogni qualvolta che il nostro sguardo si posa su questi materiali o potrei dire meglio che questi sguardi si posano su di noi, succede qualcosa. Talvolta vi è lo stupore nel ritrovare o scoprire cose e luoghi scomparsi, oppure l’emozione di cogliere momenti di poesia, altre volte succede di comprendere lo scorrere della vita quotidiana di un’epoca, a distanza di tempo, anche attraverso gesti ripetuti e piccoli particolari apparentemente insignificanti. Nel complesso l’archivio stupisce ed emoziona, ma chiaramente è anche difficilmente fruibile e spesso faticoso. Il nostro lavoro di archivisti e curatori consiste anche nel trovare dei filtri per un uso pubblico, più fruibile, attraverso piattaforme web, proiezioni con sonorizzazione, installazioni e mostre.
Ci sono pellicole particolarmente emozionanti e poetiche o di valore estetico particolare, oppure immagini che documentano eventi storici da un punto di vista inedito. Un caso che presentiamo in anteprima assoluta proprio in questi giorni: il film a colori sui mondiali di sci di Cortina del 1941, annullati dopo la Guerra e poi cancellati perché di fatto permeati dalla propaganda nazifascista. Vedere queste immagini e raccontarne il contesto è fondamentale oggi più che mai anche per capire l’uso politico dello sport. E poi ci sono figure di cineamatori, filmmaker e artisti che hanno lavorato con il formato ridotto. Ne cito alcuni, tra i bolognesi: Mauro Mingardi, autore di cortometraggi di finzione sorprendenti e per lungo tempo punto di riferimento nazionale del cinema amatoriale e indipendente, Gianni Castagnoli, autore di La nott’e’l giorno (1976), vetta della produzione sperimentale italiana eppure opera ancora poco conosciuta, e Luciano Osti, che con la cinepresa ha documentato le trasformazioni urbanistiche della città di Bologna tra gli anni ‘50 e ‘60.
Claudio: Tra le cose più singolari che ricordo piacevolmente di aver visto c’è il materiale presente nel Fondo della Famiglia Togni, che rende benissimo l’idea di quello splendido spettacolo che è il circo, oggi totalmente sconosciuto dalle giovani generazioni. Da quel materiale abbiamo realizzato Circle, diretto da Valentina Monti. E poi ci sono quei momenti estemporanei di poesia visiva quotidiana, più o meno volontaria, che si ritrovano sparsi in tutta la produzione di cinema amatoriale conservata dall’Archivio.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Paolo: E’ imminente la presentazione della nuova sezione di Memoryscapes su Sport & Giochi, che segna un’ulteriore tappa di questo progetto. Per il 2022 stiamo lavorando alle celebrazioni del centenario della nascita del formato ridotto e dei venti anni di Home Movies. Inoltre presto ci saranno importanti novità “istituzionali” che riguardano l’Archivio.
Claudio: Stiamo portando avanti il nuovo progetto di Federico Ferrone e Michele Manzolini, finanziato per lo sviluppo anche dalla Film Commission Emilia-Romagna e per il quale stiamo attivando una nuova collaborazione con Istituto Luce. Abbiamo poi anche tanti altri lavori in corso d’opera di cui però, scaramanticamente, preferisco non parlare adesso.

In copertina: Paolo Simoni e Claudio Giapponesi
About Author / Stefano Cocchi
Produttore, saggista e studioso di cinema, autore dei libri "Putain De Film" (Dynit) e "Schermi (H)Ardenti" (Profondo Rosso).