Tutta un’altra storia
A Ferrara si sviluppa un interessante progetto di video partecipato per dare voce alle storie di donne e alla storia delle donne. Rita Bertoncini ci racconta “Tutta un’altra storia”.
Guardo il cursore che pulsa sulla pagina bianca e non riesco a smettere di pensare a questa notizia: “Oggi, 23 novembre, Aula di Montecitorio. Nel giorno in cui si discuteva la mozione CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, su un totale di 630 deputati erano presenti solo in otto. Un’aula vuota intorno alla Ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti. Eppure sono 108 le donne uccise da inizio anno”.

Una web serie perpetua
Autunno, tardo pomeriggio di un po’ più di un anno fa. Ricordo bene una delle nostre riunioni di donne imprenditrici di CNA Ferrara in cui lamentavamo, anche con rabbia e acredine, il fatto che il 25 novembre, ovvero la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, ogni anno si trasforma in una passerella di iniziative, in una manifestazione di buone intenzioni che il giorno dopo inevitabilmente si tacitano, cadendo nel vuoto.
Ci rammaricavamo, inoltre, dello stile e della modalità di comunicazione del problema della violenza maschile sulle donne, sia da parte dei cosiddetti professionisti sia delle persone comuni sui social e nella vita reale. Da tempo stavo cullando l’idea (folle!) di una web serie perpetua (o almeno finché ce ne fosse stato bisogno) di storie di donne, raccontate da qualsiasi persona, senza limiti di età, che volesse contribuire a creare una staffetta di Memoria, uno spazio che ridesse voce alle donne e al loro operato nel quotidiano e nella Storia.

Che storia raccontare?
Quando in quella riunione proposi l’idea al gruppo, ci fu un’esplosione di gioia e di entusiasmo: eravamo tuttavia consapevoli che questo ci avrebbe richiesto un impegno enorme, dal punto di vista della produzione e della pubblicazione dei video. Mi ricordo che decidemmo di partire da noi, di metterci in gioco per prime e di cimentarci come narratrici, per dare il buon esempio e per stimolare in questo modo altre persone a partecipare.
Ricordo anche con sconcerto e tenerezza quando una delle donne imprenditrici disse che si trovava in imbarazzo perché non sapeva che storia raccontare. Ne convenimmo che questo era emblematico del fatto che la cultura patriarcale, tra le tante sfaccettature e manifestazioni, ha consapevolmente agito, nei secoli, con l’intento di cancellare le tracce del passaggio delle donne, i segni del loro valore e del loro apporto al sentiero della Storia. Proprio ora, mi balena infatti il ricordo di un’antologia di Poesia italiana del ‘900 che portai all’esame di Letteratura Italiana all’Università, edita da una nota casa editrice, in cui spiccava la totale assenza di poete (o poetesse).

Il filo rosso dell’invisibilità
Come gruppo di donne imprenditrici di CNA Ferrara abbiamo deciso, perciò, che le parole intessute insieme in tanti racconti collegati tra loro dal filo rosso dell’invisibilità e dell’oblio, destino comune che a noi donne è stato riservato dal sistema patriarcale, fossero la nostra arma pacifica per rovesciare la narrazione unilaterale che sino ad ora abbiamo, più o meno supinamente, subito.
“E’ con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti, dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse”.
(Michela Murgia)

L’ispirazione di Valentina
Nella fase di progettazione della web serie, per quanto mi riguarda è stato determinante un evento che mi ha profondamente colpita e sconvolta, poiché di lei conoscevo l’impegno e il lavoro: la scomparsa della regista Valentina Pedicini, a soli 42 anni, dopo una grave malattia.
Bisognerebbe scrivere altro che un articolo su Valentina e sulle sue opere, dalle quali traspare il suo duro lavoro, basato sempre sul valore della relazione interpersonale con le sue protagoniste, animato da una fine capacità empatica che aveva esercitato anche grazie alla sua lunga militanza femminista. Valentina Pedicini ci ha insegnato e ci insegna a guardare il mondo con occhi diversi, ad ascoltare e ad osservare la realtà in modo originale, inconsueto, a sospendere il giudizio, a sperimentare, a cercare noi stesse rifiutando l’omologazione e rispettando ogni identità. Esemplificativo di questa sua visione è il giudizio che diede sul cinema italiano: “Fatte rare eccezioni, come Vergine giurata di Laura Bispuri, i film di Alice Rohrwacher, quelli di Claudio Giovannesi e di pochi altri mi sembra che il cinema italiano continui a costruire un immaginario di periferie, droghe, machismo, che vede come protagonisti sempre e solo gli uomini, e in cui raramente si mette in discussione l’ordine precostituito”.
Per questa ragione ci è sembrato naturale aprire la prima puntata della web serie con un omaggio a lei, Valentina Pedicini, con la suggestiva ed evocativa scena finale dal suo lungometraggio di finzione Dove cadono le ombre (2017), che vi invito a cercare e a guardare (così come le altre sue opere).
Valentina è stata come una guida, anche perché per quelle strane coincidenze che in certi momenti drammatici capitano, nei giorni successivi alla sua scomparsa, cercando freneticamente notizie in rete, mi imbattei in un’intervista a Francesca Manieri, sceneggiatrice di alcuni suoi film. Francesca dichiarava che Valentina, per il suo prossimo progetto cinematografico, stava lavorando proprio sulla violenza contro le donne, ed in particolare sulla favola di Barbablù. Pensate al mio stupore: con il gruppo delle donne imprenditrici di CNA Ferrara, avevamo già deciso di organizzare una lettura corale di quella stessa favola.

Tutta un’altra storia
A novembre 2020 eravamo in pieno lockdown, ma con la caparbietà che ci contraddistingue ci siamo rifiutate di rinunciare al progetto, anche perché sentivamo di dover raggiungere gli obiettivi che da anni sono per noi prioritari, ovvero l’educazione e la promozione di una cultura basata sul rispetto e sull’abbattimento degli stereotipi di genere, la conquista di una sempre più diffusa consapevolezza femminile, garantendo una indipendenza economica paritetica tra uomini e donne.
Sentivamo il dovere di lanciare un segnale, soprattutto in quel periodo in cui molte donne vivevano momenti terribili, spesso tragici ed in estrema solitudine (a questo proposito, eloquenti sono i dati contenuti nei rapporti Istat del 2020 e 2021). Quello che potevamo fare, ognuna chiusa nella propria casa, era utilizzare gli strumenti tecnologici a nostra disposizione per raccontare e condividere storie di donne per noi significative: donne viventi e non, appartenenti a epoche diverse, famose o no, storie emblematiche di quanto sia bello e difficile, per una donna, perseguire i propri obiettivi.
Così, il 25 novembre 2020 è nata Tutta un’altra storia, una web serie settimanale pubblicata ogni mercoledì sui profili social e sul sito di CNA Ferrara. La scelta del mercoledì è stata intenzionale in quanto richiamava il “mercoledì nero” e la protesta delle donne sudamericane scese in piazza contro la violenza (Encuentro Nacional de Mujeres, 19 ottobre 2016). Le imprenditrici del nostro gruppo hanno cominciato a raccontare, io stessa mi sono cimentata, ma da subito abbiamo esteso la partecipazione a chiunque volesse donarci una storia senza limiti di età, con la massima libertà creativa ed espressiva. Settimana dopo settimana abbiamo costruito un bellissimo archivio di ritratti di caparbietà, resistenza, creatività, coraggio, intraprendenza, e tanto altro.

Un virtuoso mosaico
Dopo un brainstorming in videoconferenza, scegliemmo Dalla fiaba alla realtà – Dalla realtà alla fiaba come sottotitolo per la nostra web serie, perché a volte il confine tra fiaba e realtà è labile e impercettibile. Concordavamo sul fatto che è attraverso le fiabe che da bambine abbiamo cominciato a scoprire il mondo. Credevamo e tuttora crediamo nella forza delle fiabe e del racconto per la distruzione degli stereotipi che ci ingabbiano. Perciò, sin dalla prima puntata, decidemmo di inserire in coda alla storia delle donne di Tutta un’altra storia una lettura corale della favola di Barbablù. Come vi dicevo, eravamo in lockdown, non potevamo incontrarci e così abbiamo imbastito il progetto collegandoci su Zoom e realizzando, ognuna dal suo piccolo quadrato, ma insieme alle altre in una sorta di virtuoso mosaico, la nostra video-lettura.

Anche le scuole raccontano
Il 24 novembre 2021 è stato il 52° mercoledì che ha chiuso un anno difficile da dimenticare.
Finalmente in presenza, abbiamo organizzato un evento presso il Consorzio Factory Grisù di Ferrara, dove abbiamo proiettato anche un video complessivo e riassuntivo della straordinaria esperienza che è stata questa web serie – e che continuerà anche se a cadenza mensile e non più settimanale. Un’esperienza che è cresciuta nel tempo e con la quale siamo cresciute anche noi attraverso la sorpresa di storie inedite, che speriamo possa rappresentare, nel presente e nel futuro, una risorsa ed un contributo disponibile e accessibile a tutte le persone che vogliano approfondire e/o partecipare.
A volte, per rendersi conto della realtà, è necessario dare un po’ i numeri. Eccoli qua: più di 52 storie raccontate, 44.000 visualizzazioni. Tra questi, il dato che tuttavia ci rende più grate ed orgogliose e che ha riempito ancor più di senso il progetto è stata la partecipazione delle scuole superiori del territorio ferrarese: 11 delle storie raccontate sono state realizzate da studentesse e studenti delle scuole medie superiori ferraresi. Hanno infatti aderito all’iniziativa classi del Liceo Artistico “Dosso Dossi” (con un gruppo di lavoro sperimentale sui linguaggi audiovisivi che ha lavorato a classi aperte), del Liceo “G.Carducci”, del Liceo “L.Ariosto” e del Liceo “A.Roiti”.

Un altro filo rosso
Prima o poi bisogna chiudere il cerchio. Abbiamo scelto di farlo sempre con una favola, ma con la recitazione, finalmente dal vivo, di Cappuccetto Rosso VS Cappuccetto Rosso di Emma Dante, tratta dal libro E tutte vissero felici e contente, una raccolta delle fiabe più belle riscritte nel nome delle donne. La Cappuccetto Rosso di Emma Dante, che è grassa e si è ribellata al suo ruolo di bimba bella con il fisico giusto, lotta contro la sua usurpatrice magra; sconfinando nelle altre fiabe, mangia con formidabile appetito qualsiasi cosa, comprese le molliche di pane di Hansel e Gretel e la mela di Biancaneve… Fino a che, dopo le note peripezie, “si salva” da sola.
C’è un altro filo rosso: quello che ci lega tutte e tutti come persone nella comune azione per il contrasto alla violenza di genere e per la promozione di una educazione e cultura del rispetto. Perciò concludo invitando chiunque ne senta il desiderio a partecipare con il proprio prezioso contributo rendendo questa esperienza un vero e proprio progetto di continuità e di comunità. Di comunità umana, più umana. Perché sia 25 novembre tutti i giorni.
In copertina: “Da Barbablù a Cappuccetto Rosso” – Grafica di Mascia Migliari di Wamo Studio per CNA Impresa Donna Ferrara.
About Author / Rita Bertoncini
Documentarista, fa parte del direttivo CNA Cinema e Audiovisivo Emilia-Romagna