Voci dal Cinema Igea

Abbiamo già avuto modo di accennare nel primo numero di emiliodoc a Cuore di pietra e a 6.390.230.008#stelle, l’intervento artistico e partecipativo che Daniela Spagna Musso ha realizzato a partire dalle memorie del vecchio cinema Igea di Pianoro (BO), chiuso a metà degli anni ’80. Insieme ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie erano state realizzate interviste agli abitanti, agli anziani del Centro Diurno Giusti, a nonni e zii. Erano stati raccolti racconti e tanti filmini privati, degli anni ’50 e più recenti, donati dalle famiglie pianoresi.
Per molti mesi ci si è dati appuntamento davanti al vecchio ingresso del cinema ormai dismesso e lì l’artista e i ragazzi si ritraevano con una macchina fotografica che si passavano di mano in mano, coinvolgendo i passanti e fotografando anche loro.
Lo sfondo, per tutti, era il mosaico colorato color pastello che riveste la facciata e che tanto ricorda i pixel delle vecchie pellicole. Tutti questi materiali, raccolti, selezionati e rielaborati, nel 2010 andarono a comporre, per la sera dell’inaugurazione di Cuore di Pietra, una installazione fotografica nelle bacheche esterne del cinema e una serie di installazioni video: sulla facciata di uno dei nuovi palazzi appena inaugurati di via Matteotti, all’interno di una delle casette a schiera di via Carducci, ormai abbandonate e destinate all’abbattimento, nel giardino del Centro diurno e multiculturale E. Giusti e nella vetrina di un negozio in disuso sulla via Nazionale. In questa proiezione pubblica chiunque poteva ritrovare, oltre ai filmati dell’intimità familiare, degli istanti preziosi nel percorso non solo di una vita privata ma della storia del paese intero, delle abitudini e dei rituali di tutta la piccola collettività. Daniela Spagna Musso è riuscita così a dar vita ad una suggestiva ed emozionante occasione di cinema condiviso in cui ognuno, proprio come le star del cinema, “ è una stella”.
Quello che segue è un breve racconto, per immagini e parole, corale e affettuoso, di uno spazio, il cinema, che sta ancora nella piazza centrale del paese, in attesa non si sa di cosa, ma resistente e in qualche modo resiliente, malgrado tutti i cambiamenti che lo hanno direttamente coinvolto e circondato, umani, sociali e urbanistici. Traccia vivente, e viva attraverso il ricordo, di ciò che rifiuta di esser cancellato e che -così ci piace pensare- spera di rinascere.

“Il vecchio cinema Igea è tuttora presente e si trova in Piazza dei Martiri a Pianoro, di fronte al Comune, tra il negozio di alimentari e la tabaccheria. Risale agli anni ’50 e pare sia stato chiuso circa 35 anni fa. Il motivo della chiusura del cinema nessuno me l’ha saputo dire; forse negli ultimi anni ci andavano poche persone e così l’hanno chiuso.”
(Leonardo Sarti, IV C Scuola D.Sabbi)
“Passavamo dei pomeriggi interi al cinema. Apriva alle due del pomeriggio e fino all’ora di cena eravamo al cinema, a vedere sempre lo stesso film. Avrò avuto otto-dieci anni, poi un bel giorno ha chiuso e siamo rimasti senza.”
(Paolo, il postino)
“L’edificio fu costruito nel dopoguerra e inizialmente non era un cinema ma una sezione del partito socialista italiano. Fu costruito con pietre ricavate dal fiume Savena e poi acquistato dal signor Mandrioli che lo trasformò in cinema ma nello stesso palazzo aveva anche la sua casa.
Il giovedì sera, durante gli anni cinquanta, il film veniva sospeso per poter vedere “Lascia o raddoppia”, un telequiz sulla RAI condotto da Mike Bongiorno, all’epoca molto seguito.
In estate il cinema si spostava all’aperto e aveva anche uno schermo in giardino. Alla fine del primo tempo suonava una sirena e tutte le persone si spostavano fuori per continuare a vedere il film. La gente che abitava vicino al cinema ne approfittava per vedere il film dal balcone di casa senza pagare il biglietto.”(Chiara Fabbri, IV C, Scuola D. Sabbi).



“Una caratteristica del cinema è l’esterno dell’entrata principale, rivestito con piccole piastrelline colorate ad effetto mosaico.
Chi vendeva “brustulli” erano i ragazzini di Pianoro che a turno venivano chiamati dalla proprietaria in cambio del biglietto gratis. I brustulli costavano 10 lire al sacchetto.
Il cinema all’aperto era abbastanza grande, aveva tante luci e le poltroncine pieghevoli. Lo schermo si può ancora intravvedere da via Risorgimento.
Il calzolaio Martino di via Gramsci si ricorda che i proiettori andavano a carbone per fornire luce alla pellicola e a volte capitava che se l’operatore non stava attento o si addormentava veniva a mancare la luce dello schermo e tutti gridavano: luce, luce!”(Erika Manetti, IV C, Scuola D. Sabbi)

“Io al cinema ci andavo a ballare, ai veglioni di fine anno, o a carnevale, quando ci organizzavano dentro le feste.”
(Elena Gamberini)
“Il proprietario del cinema era il signor Mandrioli Cesarino che negli anni ’50 partiva da Pianoro con la sua auto, la giardinetta, andava a Bologna nella sede delle case cinematografiche per acquistare le “pizze” cioè le pellicole dei film e trascorsi diversi giorni le riconsegnava a Bologna.”
(Lorenzo Buda e Luca Faenza, IV C, Scuola D. Sabbi)

“Il biglietto negli anni ’60 costava circa 70 lire. L’entrata era divisa dalla sala del cinema da un telone rosso. Lo schermo era piccolo e fatto con un telo bianco. La platea aveva sedie di legno non molto comode e quando non bastavano ne aggiungevano altre fatte di paglia.”
(Matteo Clemente, IV C, Scuola D. Sabbi).




“Silvano (figlio del fondatore) mi dice che il padre iniziò l’attività all’inizio degli anni ’50, il cinema all’aperto funzionò fino al 1975, poi con l’avvento dell’ora legale il film all’aperto doveva iniziare troppo tardi per aspettare l’oscurità. Per alcuni anni nell’ora legale di giorno il film veniva proiettato al chiuso e poi, nel secondo tempo, proiettavano il film all’aperto facendo spostare le persone all’esterno. Il cinema fu chiuso nel 1984 perché ci fu un incendio in un cinema di Torino e allora per legge i cinema dovevano essere messi a norma. I lavori costavano troppo, il titolare era anziano e decise di cessare l’attività.”
(Marta Rebecchini, IV C, Scuola D. Sabbi).
“Le locandine erano esposte su pannelli di legno tutte colorate come i poster degli artisti e a volte disegnati a mano. Poi il proprietario le ha spostate di fianco all’ingresso in apposite nicchie nel muro, dove adesso ci sono i manifesti pubblicitari.”
(Mattia Franchi, IV C, Scuola D. Sabbi).
“I bambini andavano al cinema il pomeriggio, poi tornavano a casa, facevano merenda e poi tornavano dentro.”
(Marisa Franceschini)
“Mi ricordo il film L’ultimo metrò di Truffaut. E mi ricordo anche che a volte facevano dei film che bisognava tornare la sera dopo…Non so, c’era la prima parte, e la seconda parte quando era lungo.”
(Carla Nerozzi)
“Ci avevo visto Zanna bianca con tutto quel gelo e quel freddo. E qualche episodio di Peppone e Don Camillo. Mi piaceva tanto andare al cinema, ma non perché ero giovane. Mi piacerebbe anche adesso, se ci fosse un cinema vicino e se avessi con chi andare.”
(Elena Finelli)


In copertina: Fotografia di Marco Mensa.
About Author / Mili Romano
Artista e curatrice, si occupa di antropologia urbana, antropologia visuale e di arte negli spazi pubblici.