Terra X / Ravenna
Lavorare a Ravenna con una troupe tedesca per raccontare la storia di Teodorico il Grande è stata un’esperienza a dir poco singolare e sorprendente. Tanti gli spunti di riflessione che queste giornate mi hanno regalato. Innanzitutto la città e la sua storia: mai come quando si fanno delle riprese, e mai come quando si vedono i nostri tesori attraverso gli occhi di persone straniere, è possibile apprezzare le sfumature, la rilevanza storica, l’unicità di ciò che a volte guardiamo con noncuranza, dandolo quasi per scontato. Eppure Ravenna, capitale dell’Impero Romano nel quinto secolo e dell’Italia bizantina fino all’ottavo secolo, vanta una collezione unica al mondo di monumenti e di mosaici. Otto edifici nel loro insieme costituiscono il sito “I monumenti paleocristiani di Ravenna”, inserito nell’elenco UNESCO dei siti Patrimonio dell’Umanità nel 1996.

Ma facciamo un passo indietro. Mi trovo a Ravenna in compagnia del regista Martin Becker, la fonica Simone Hartmann, il direttore di fotografia Tobias Sundermann, l’assistente operatore Sebastian Etmer e infine, last but not least, il conduttore, Mirko Drotschmann, un giovane che è approdato alla televisione grazie alla sua popolarità su Youtube. Giornalista e scrittore, ha messo in piedi un suo canale Youtube in cui presenta video storici, pensati proprio per parlare ai giovani, invitandoli a conoscere la storia antica e recente. Un’idea che, grazie alle sue doti comunicative e ad un linguaggio accattivante, gli ha procurato più di un milione di followers.
Mi piace la storia, e sono contento quando posso far piacere la storia anche ad altre persone, stimolarli ad approfondire, a fare le loro ricerche. Se riesco a fare questo è una bellissima cosa, specialmente quando riesco a coinvolgere i più giovani, che così provano a capire la nostra realtà attuale attraverso la comprensione del passato. Tutto può essere compreso se si conosce il passato, anche la situazione in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, e così via.

Torniamo alle riprese. Io curo la produzione sul campo. La troupe, inviata dalla società Gruppe 5 Filme di Colonia, ha l’obiettivo di realizzare un documentario storico sul periodo dell’Europea delle migrazioni, più o meno il periodo che noi in genere identifichiamo con il nome di “invasioni barbariche” (e non è proprio una sottigliezza, visto che si guarda allo stesso periodo da due punti di vista diversi, interpretando con sfumature differenti il momento storico in cui le popolazioni germaniche si spinsero verso Sud, riuscendo a determinare la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476). Il tutto sarà trasmesso all’interno del programma Terra X, una serie di documentari prodotta dalla emittente pubblica ZDF sin dal 2008 (ma già in onda dal1982, con il titolo di ZDF Expedition). Un programma molto seguito in Germania, che tratta di natura, scienza, archeologia e storia, appunto, come ci racconta il regista Martin Becker:
È il programma di documentari più famoso in Germania. Va in onda ogni sabato alle 19:30, ormai da quarant’anni. Ogni tedesco interessato al documentario conosce Terra X.

Con la troupe ci troviamo subito in sintonia, e iniziamo a lavorare in maniera accurata ma al tempo stesso creativa, mantenendoci comunque all’interno di una struttura della puntata ben definita a monte. Ed eccoci quindi in giro per Ravenna, alla ricerca dei luoghi che più si ricollegano alla presenza di Teodorico in questa città, allora capitale dell’Impero Bizantino, su cui regnò dal 493 al 526, anno della sua morte. In quei 33 anni il re Teodorico riuscì a far convivere fra loro tradizioni romane e barbare, e i diversi aspetti della Cristianità: l’arianesimo (la confessione cristiana seguita dai Goti), la religione ortodossa, e il cattolicesimo. Si potrebbe quasi dire che Teodorico sia stato un precursore dell’idea di unità europea.

La Basilica di Sant’Apollinare Nuovo fu fatta costruire da Teodorico alla fine del v secolo. La chiesa venne dedicata al culto ariano e intitolata al Salvatore. Sui due lati della navata centrale si snoda una straordinaria decorazione in mosaici, un capolavoro di immenso valore che permette di seguire l’evoluzione del mosaico dal periodo teodericiano fino a quello bizantino. Qui Mirko Drotschmann intervista lo storico dell’arte Filippo Treré. E così scopriamo uno dei tanti misteri che circondano la figura di Teodorico: la mancanza di sue raffigurazioni. Infatti tutti i suoi ritratti, compreso quello originariamente posto sulla navata di destra della Basilica, sono stati cancellati dalle dominazioni successive. E i corsi della storia si affastellano gli uni sugli altri, e quei millecinquecento anni che ci separano dalla morte di Teodorico cominciano a mostrarsi in tutta la loro vertiginosa profondità.
Mirko: Non ero mai stato a Ravenna prima, è stata una bellissima sorpresa. Ad ogni angolo trovi edifici antichi. Mi sembra quasi che Teodorico sia ancora presente in tutte le cose che ha fatto in questa città.

Osservando il gruppo al lavoro, e pensando che milioni di tedeschi vedranno queste immagini, rifletto sulla potenza e sulle potenzialità del mezzo televisivo. Stiamo facendo qualcosa di importante, stiamo dando visibilità a un tesoro dal valore inestimabile. La pensa così anche il regista Martin Becker:
Secondo me i programmi come Terra X sono veramente importanti, perché soddisfano la vocazione del servizio pubblico di informare e educare gli spettatori.
Il Battistero degli Ariani è un altro degli otto edifici che fanno parte del sito dell’UNESCO. Fu fatto innalzare presumibilmente da re Teodorico alla fine del V secolo, quando l’arianesimo era religione ufficiale della corte. Gli stucchi e gli ornamenti che rivestivano le pareti sono andati perduti. Resta però un meraviglioso mosaico raffigurante il battesimo del Cristo, che mostra la sua figura come divina e terrena al tempo stesso, in effetti più vicina agli uomini che a Dio. Per questo il Cristo, in questo mosaico così particolare, è raffigurato come giovane e nudo, immerso nell’acqua fino ai fianchi. E le suggestioni di queste immagini si fissano nella mente, e continuano a stimolare libere associazioni, come se il significato nascosto di ogni immagine si rivelasse a più riprese, come un sasso lanciato in un lago che crea onde concentriche di pensieri e di riflessioni.
Non a caso sia Carl Gustav Jung (che fu a Ravenna nel 1913 e poi nel 1933) che James Hillman, noto psicoanalista americano che visitò la città nel 2008, erano rimasti fortemente colpiti dal potere evocativo dei mosaici ravennati. Jung scrisse sui mosaici di Ravenna pagine oniriche e misteriose nel suo Sogni, ricordi, riflessioni (Bur). Dalla visita di Hillman a Ravenna e dalle sue conversazioni con Silvia Ronchey, docente di civiltà bizantina, è nato il libro L’ultima immagine, pubblicato da Rizzoli nel 2021, nel decimo anniversario dalla morte di Hillman. Per Hillman in particolare la bellezza di Ravenna e lo splendore dei suoi mosaici riverberano la consapevolezza del momento di disfacimento dell’Impero Romano, come se le immagini potessero guarire o sublimare il senso del crollo che pervadeva quei tempi. Hillman racconta di essere rimasto affascinato dal contrasto tra luce e ombra, tra speranza, visione, anelito e disfacimento, rovina, fine di un’epoca.
“Gli esseri umani di allora hanno usato la bellezza per contrastare l’ansia della fine, in questo momento di gigantesca distruzione”.

Ma torniamo al protagonista della nostra storia e al monumento forse più impressionante fra tutti, il Mausoleo di Teodorico. Questo edificio a pianta decagonale fu fatto costruire per volontà del sovrano goto attorno al 520, in una piana che già ospitava il cimitero degli ostrogoti. Era destinato ad accogliere le spoglie del re, e a rimanere in eterno. Ma poi le cose andarono diversamente. Ancora oggi è impossibile dire dove in effetti Teodorico sia stato sepolto, visto che le sue spoglie furono rimosse e disperse durante il dominio bizantino. Ma l’eternità del Mausoleo è fuori discussione. Se molti edifici storici di Ravenna sono ancora oggi interessati dal fenomeno di subsidenza, e continuano ad affondare gradualmente nel terreno soffice e melmoso che si trova sotto la città, il Mausoleo in millecinquecento anni non si è spostato di un centimetro. Nell’intervista fatta alla Direttrice del Mausoleo, l‘architetto Sandra Manara, abbiamo potuto apprezzare l’incredibile tecnica costruttiva dell’edificio, tutto costituito da blocchi di pietra calcarea (pietra d’Aurisina, originaria della zona intorno a Trieste) tagliati a secco, e incastrati perfettamente gli uni sugli altri senza alcun bisogno di malta. La tecnica costruttiva richiama sia la tradizione romana che alcune influenze orientali. Si può dire che anche qui il progetto di Teodorico sia stato quello di unire culture diverse, creando un monumento crocevia tra l’antico popolo romano e quello dei goti “invasori”.
A ricoprire il tutto una enorme cupola monolitica dalle misure sorprendenti: oltre dieci metri di diametro e oltre tre metri di altezza, coronata da dodici anse con le iscrizioni dei nomi di otto Apostoli e quattro Evangelisti.
Mirko: Il Mausoleo di Teodorico mi ha colpito moltissimo: quando ascolti la sua storia riesci ad apprezzare la sua unicità. Pensiamo ad esempio al tetto, costituito da un’unica lastra di pietra del peso di 290 tonnellate, trasportata dall’Istria via mare. È un mistero come abbiano potuto trasportarla e come abbiano potuto collocarla sulla cima del Mausoleo.


I misteri che circondano la figura di Teodorico e il suo sepolcro non finiscono qui. Secondo una leggenda popolare, infatti, Teodorico aveva una grande paura dei temporali, a causa di un’antica profezia che prevedeva la sua morte a causa di un fulmine. E, secondo alcuni, fu proprio un fulmine a colpirlo dentro al Mausoleo, squarciando quella enorme pietra monolitica che avrebbe dovuto proteggerlo dall’infausta profezia. Una lunga crepa è ancora oggi visibile sul tetto del Mausoleo, a ricordare che la storia degli uomini è sempre parte di un unico disegno divino, o naturale che dir si voglia.
Tesori, misteri, capolavori dell’arte, il senso del tempo. Il filo della storia che si dipana e si intreccia in mille trame. Tutto questo abbiamo condiviso, in pochi intensi giorni, io e i miei nuovi amici. Un saluto a loro, ormai già di ritorno in Germania, intenti ad intrecciare nuovi fili e raccontare nuove storie.

Note:
Si ringrazia Ravenna Tourism, la direzione dei Musei Emilia-Romagna, l’Arcidiocesi di Ravenna – Cervia per l’assistenza prestata durante le riprese.
In copertina: il conduttore Mirko Drotschmann nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo
About Author / Elisa Mereghetti
Regista documentarista, è tra i fondatori di Ethnos.