Il mondo di Otello Sarzi
“Otello Sarzi si strappa con violenza dall’ambito della struttura bassa e stereotipata del teatro dei burattini per gonfiarli e alzarli come dei Gulliver in un mondo di formiche. I burattini così diventano metafore gigantesche che dilatano i segni come avvertimenti di tempeste.”
(Roberto Roversi)

Il mondo di Otello
Il mondo di Otello Sarzi è un mondo vasto, colorato, vivo. In questo mondo ci sono le antiche recite di piazza, quando l’arrivo della compagnia di burattinai rappresentava l’unico momento di svago per i bambini dei piccoli paesini di provincia. C’è l’avanguardia teatrale degli anni ’70, le sperimentazioni, le contaminazioni con la televisione, ci sono i grandi pupazzi per le strade di Roma all’epoca in cui i pupazzi del teatro newyorkese Bread and Puppet Theatre percorrevano le strade d’America, c’è la ricerca incessante di nuovi linguaggi, di nuove narrazioni. C’è la vicenda di una intera famiglia, con la sua lunga storia di antifascismo, le sue leggende, i suoi ricordi, le sue storie d’amore, i litigi, le divisioni. C’è il burattino Fagiolino che porta con sé il messaggio di pace, di solidarietà, di giustizia sociale, fin dentro al Parlamento europeo. C’è il viaggio di una troupe di burattinai capelloni erranti tra Medio Oriente, Asia e Africa, che vivono le avventure più rocambolesche, le fughe, gli inseguimenti, le cene con l’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié, le cavalcate sull’elefante indiano…
In questo mondo ci sono tanti rivoli, tante ramificazioni. Ci sono bambini ricoverati in ospedale che ritrovano il sorriso grazie ai burattini, ci sono bambini stranieri che dialogando con Fagiolino imparano l’italiano, ci sono sperimentazioni teatrali del terzo millennio che ricercano le radici del teatro popolare, interrogandosi sul senso del gesto teatrale nell’era dei social.
Al centro di questo grande, immenso mondo c’è un uomo determinato, ostinato, posseduto dalla sua arte e dalla sua visione.

Otello Sarzi
Oltre 100 anni di attività nel mondo dei burattini rendono la famiglia Sarzi tra le dinastie burattinesche più apprezzate del teatro italiano. Otello Sarzi (1922-2001) fu anzitutto un burattinaio, un profondo innovatore dello spettacolo e degli eventi nel teatro di figura e di animazione per adulti e ragazzi. Un uomo generoso, un pedagogista non convenzionale, che insegnò la sua poetica arte a tante giovani compagnie di donne e uomini dello spettacolo.
Otello Sarzi ha sempre cercato di elevare il linguaggio dei burattini al rango di spettacoli per adulti. Il suo desiderio era quello di sperimentare, di essere considerato teatrante a tutti gli effetti. Il suo era un teatro sociale a tutto campo, affidato alle voci dei burattini e dei grandi pupazzi che lui stesso creava.


““I burattini? Sono una faccia dell’umanità. Rispecchiano l’universo in un’altra versione. Come la musica, la pittura, la poesia”.
(Otello Sarzi)

Una famiglia antifascista
Durante il fascismo, in un paese dell’Emilia, alla fine di uno spettacolo di burattini il segretario politico locale, avvicinandosi alla baracca, strinse la mano al burattino Fagiolino dicendo: “Fagiolino, siamo camerati, entrambi usiamo il manganello.” “C’è una bella differenza — rispose Fagiolino — io porto la berretta rossa e tu la camicia nera!”
Se quella sera Francesco Sarzi, il padre di Otello, non andò in galera, fu proprio perché la questione fu risolta “teatralmente”: Fagiolino prese due schiaffi dal segretario politico con l’ammenda: “Hai sempre voglia di scherzare! “
In altre occasioni andò peggio: Francesco molte volte finì in galera per gli sberleffi che rivolgeva al potere attraverso la voce dei suoi burattini. Per superare gli ostacoli della censura, Francesco realizzò un teatro viaggiante o ‘Padiglione’, con lo scopo di sfuggire alle limitazioni del potere e per organizzare il dissenso. In occasione di una di queste rappresentazioni nacque l’amicizia con la famiglia Cervi. In quel tempo la sorveglianza fascista si stringeva sempre di più, e le scenografie, i costumi e burattini della compagnia furono nascosti nel fienile di casa Cervi, e lì rimasero fino a quando tutto fu bruciato dai fascisti al momento del loro arresto. Alcide Cervi raccontava come i Sarzi entrarono attivamente nell’organizzazione clandestina. Francesco assieme alla moglie e ai figli Otello e Lucia furono messi in prigione per ben tredici volte, trovandosi anche in pericolo di morte, “pur non avendo mai rubato una gallina”. Lucia, come diceva Alcide Cervi, “era cocciuta nella lotta”. In numerose occasioni il suo coraggio di combattente antifascista la spingeva a diffondere la stampa clandestina e a organizzare una specie di stamperia rudimentale in casa per stampare manifestini.
Ma tra i membri della famiglia fu proprio Otello a pagare il prezzo più alto per la sua fedeltà agli ideali antifascisti, come dimostrò con il suo impegno politico attivo e la sua fuga nel 1936 in Svizzera, per evitare l’arresto. Ritornato in Italia, fu arrestato nuovamente, scontò due anni di confino in Calabria, e riprese infine l’attività artistica della famiglia dopo la Liberazione.

La storia di un burattinaio ribelle
Alla fine degli anni Cinquanta Otello fondò a Roma il T.S.B.M. – Teatro Sperimentale di Burattini e Marionette. Con la compagnia porta in scena numerosi spettacoli, sempre improntati alla sperimentazione e alla provocazione sociale, prendendo spunto da autori “impegnati” quali Majakovski, Garcia Lorca, Brecht, Irwin Shaw, e cosi via.
Al “Teatrino dei 7 colli” Otello e la famiglia danno vita a burattini ispirati ad Anna Magnani, Vittorio Gassmann, Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi e ad altri personaggi del mondo dello spettacolo, a cui dà le voci Alighiero Noschese. In quel periodo si concretizzano le tournée all’estero (in Africa nel ’61, in Jugoslavia, Sardegna, Corsica e Francia nel ’66) . Nel ’67 la compagnia riprende la sua attività nello spazio teatrale d’avanguardia “Beat ’72”. In questo teatro, diventato poi un punto di riferimento all’epoca delle ‘cantine romane’, Otello lavorava nello stesso periodo in cui Carmelo Bene vi preparava lo spettacolo “Nostra Signora dei Turchi”. Una alternanza di ricerca teatrale abbastanza curiosa, che anche il pubblico mostrava di apprezzare.

Il trasferimento a Reggio Emilia
Dopo l’esperienza romana, nel 1969 Otello si trasferì a Reggio Emilia con alcuni componenti della compagnia: il figlio Mauro, Mariano Dolci, Luigi Bagnaschino e Anna Chiara Gomez, trovando un grande favore di pubblico e la disponibilità dell’Amministrazione Comunale di Reggio ad offrirgli spazi di lavoro e la possibilità di una segreteria presso il Teatro Municipale. Negli stessi anni, sempre a Reggio Emilia, Otello e i suoi collaboratori iniziarono il lavoro nelle Scuole Comunali con il pedagogista Loris Malaguzzi, partecipando all’inizio del progetto pedagogico per l’infanzia conosciuto in tutto il mondo con il nome di “Reggio Emilia Approach”. Si sviluppa anche l’attenzione della compagnia per il territorio montano, con le incursioni verso i paesini dell’Appennino reggiano, in cui si proponevano agli abitanti di quegli sperduti borghi progetti educativi e di animazione di piazza con burattini e pupazzi costruiti dai bambini nelle scuole (ancora oggi si custodiscono in polverosi bauli di ex-insegnanti del tempo alcuni esemplari di questi pupazzi).

Un periodo felice
Il periodo tra il ’70 e l’80 è decisamente per Otello il più vivace. In quel decennio si concentrano le sue più significative ‘esperienze televisive’, le sue riuscite tournée all’estero, gli ‘spettacoli teatrali’ nel bene e nel male ‘eclatanti’. Tra le grandi tournée della compagnia resta memorabile il ‘viaggio di pace’ di oltre 8 mesi, effettuato via terra nel 1971-72 tra Iran, Afghanistan, Pakistan, India, Sudan, Etiopia, Eritrea, Egitto, Somalia... Avventure picaresche, incredibili, raccontate in modo umoristico dal figlio Mauro, che vi prese parte.
Per Otello è anche il periodo della sperimentazione con il mezzo televisivo. Grazie all’incontro con Giancarlo Governi, allora dirigente Rai, nasce “La scoperta dell’America”, per la regia di Sergio Giordani, un innovativo e curioso esperimento che vedeva attori e burattini per le vie di Roma fra la gente che passava e vedeva recitare i versi di Pascarella. Il programma, girato anche a colori, ebbe un buon successo. Tra i protagonisti un giovane e ancora sconosciuto Gigi Proietti.
“Sono molti i meriti di questa ‘Scoperta dell’America’, ma il più importante anche e soprattutto a livello di linguaggio, ci sembra il modo con cui Sergio Giordani ha impiegato gli splendidi pupazzi di Otello Sarzi inserendoli nella vicenda di una piccola e pittoresca compagnia di pupari che battono le strade della vecchia Roma.”
(Morando Morandini)

Nuovi orizzonti
Negli ultimi anni di vita Otello si avvicinò all’associazione “Gli amici di Luca” per sostenere la Casa dei Risvegli Luca De Nigris, il centro pubblico innovativo di assistenza e ricerca nato a Bologna e rivolto alle persone con esiti di coma e alle loro famiglie.
“Visto da vicino Otello Sarzi era un padre buono e generoso. Così attento a riprendere ed adattare il repertorio dei suoi avi come ad interpretare Ie trasformazioni del mondo dello spettacolo contemporaneo, Otello Sarzi ha tentato nel campo trascurato ed “inferiore” dei burattini degli esperimenti di avanguardia neanche immaginabili nel teatro di prosa. Si può dire che tutti i generi, tutte le invenzioni siano state da lui tentate, dai collage di “Fantasia musicale” al Don Chisciotte, dalla “Gondola fantasma” di Rodari al “Castello” di Kafka, con una ricerca critica di temi assolutamente originali nella trasposizione nel teatro di burattini.”
(Fulvio De Nigris)

L’eredità di Otello
Tra gli eredi che rimangono nell’ambito dello spettacolo il figlio Mauro (fondatore nel ’76 del gruppo “Teatro delle Mani” e poi “Human Arts” operante in Sardegna) con un modo di fare i burattini ad ampio raggio, attraverso contaminazioni con la pedagogia, con l’aiuto alla cura. Un oggetto che entra negli ospedali, che sostiene associazioni, che diventa sollievo alla sofferenza, ma anche un modo, per dirla con Roberto Roversi, “per riprendere a tessere il filo fragile del proprio destino”.
La memoria di Otello e della sua arte è custodita nel Museo La Casa dei Burattini di Otello Sarzi, realizzato dalla Fondazione Famiglia Sarzi a Corte Tegge (Reggio Emilia). Il Museo è stato inaugurato nel 2019 per raccontare l’incontro e la contaminazione di Otello Sarzi con varie personalità del mondo dello spettacolo: da Roberto Leydi a Maurizio Costanzo, Cesare Zavattini, Fulvio Fo e Dario Fo, Gianni Rodari, Maurizio Scaparro, Ferruccio Soleri (l’ultimo Arlecchino di Strehler), Giancarlo Cobelli, Giorgio Gaslini, Gigi Proietti, Federico Fellini e i tanti burattinai che a partire dal suo insegnamento hanno intrapreso la professione. Il Museo promuove iniziative di divulgazione e conoscenza del teatro di figura rivolte a bambini e adulti. Nel febbraio 2022 la Fondazione ha inaugurato una serie di iniziative per commemorare il centenario della nascita di Otello.
“Otello basta guardarlo in faccia e sentirlo parlare dei suoi progetti: i suoi progetti sono tutti ‘nella cosa’.
Cioè, lui è il punto di comunicazione della sua ‘cosa’, del suo mondo estetico e poetico. Probabilmente non si rende conto che sta parlando di qualcosa di lontanissimo, ma che sta lì proprio dietro l’angolo. Per cui la gente rimane sempre affascinata da questa possibilità espressiva che un uomo persegue per tutta la vita, sulla quale insiste e nella quale vive.
Incontrando Otello avverti che non è un ‘contaminato’. Otello Sarzi è come una ‘zona di montagna’.”
(Gigi Proietti)
In copertina: Otello Sarzi