Barricate in una strada di Parma nel 1922

Come spesso accade, quando io e Lorenzo Stanzani abbiamo cominciato a pensare ad un lavoro sullo squadrismo in Emilia-Romagna dal 1920 al 1922, avevamo in testa una serie di suggestioni e non un’idea ancora completa e definita.
Abbiamo coinvolto l’ANPI Comitato Provinciale di Bologna che ha accettato subito di promuovere il progetto e grazie al finanziamento del bando regionale sulla Memoria del ‘900, orientato in particolare sui fatti accaduti un secolo fa, e ai contributi dei Comuni di Bologna e Parma e degli sponsor Unipol e Cosepuri, abbiamo raccolto i fondi per realizzarlo.

Il Biennio Nero nasce dunque come un docufilm senza fini di lucro destinato ai ragazzi delle scuole. Dovevamo però trovare un modo efficace per raccontare una storia complessa. L’idea è stata quella di rendere i ragazzi stessi protagonisti di questa cavalcata nella storia. Dopo aver svolto la ricerca storica e scritto il trattamento si era pensato a un percorso in cinque tappe, in cinque città emblematiche per quanto riguarda l’affermarsi della dittatura fascista attraverso lo squadrismo e la violenza.

Durante la lavorazione del film. Foto di Penelope Soglia

Prima di tutto bisognava raccontare cos’era l’Italia dopo la prima guerra mondiale, le tensioni che l’attraversavano e che coinvolgevano il continente europeo e il mondo intero dopo la Rivoluzione russa del 1917. Le masse erano insorte, dappertutto soffiava il vento della Rivoluzione comunista e gli apparati statali dei governi conservatori e liberali erano in crisi in tutta Europa.

In Italia questa miscela era particolarmente esplosiva, perché il vecchio stato liberale era debolissimo e completamente inadeguato per affrontare i tempi nuovi, e perché accanto alle spinte rivoluzionarie covava nel paese una corrente carsica reazionaria, un nazionalismo crescente che faceva leva sulla frustrazione per una “vittoria”, costata 650 mila morti e oltre un milione di mutilati, che non aveva portato a nulla, anzi, aveva prodotto ancor più miseria. Erano i tempi in cui D’Annunzio eccitava le masse evocando la “vittoria mutilata”, mentre dall’altra parte i socialisti massimalisti occupavano le terre e le fabbriche con le bandiere rosse, e grazie al suffragio universale maschile le masse diseredate entravano prepotentemente in campo, dando ai socialisti la maggioranza in diverse parti del paese, tra le quali la nostra regione.

Un periodo di fortissime contrapposizioni sociali che fu definito “il biennio rosso”, tra il 1918 e il 1920. In mezzo a queste tensioni si veniva a trovare la piccola élite industriale italiana, spaventata da chi voleva la Rivoluzione, e una ben più numerosa ricca borghesia di campagna, gli agrari, che si vedevano erodere di giorno in giorno quei privilegi di stampo feudale di cui avevano sempre usufruito, dovendo cedere sempre di più alle richieste delle leghe contadine.

Gli squadristi sfilano nelle strade

È in questo disordine che si inserisce Benito Mussolini, già espulso dal partito Socialista perché interventista, che fonda i Fasci di Combattimento e, dopo aver clamorosamente fallito la prova democratica alle elezioni del 1919, decide di giocare la carta della violenza, attraverso lo squadrismo, per riportare “l’ordine” e impadronirsi del potere. L’epicentro di questa campagna di violenza è l’Emilia-Romagna, dove più forti sono i movimenti operai e contadini e dove i socialisti hanno vinto le elezioni e governano in tutte le città.

Poste queste premesse abbiamo iniziato a pensare al film documentario, impostandolo come un video educational: volevamo coinvolgere ragazze e ragazzi adolescenti per far loro ripercorrere e rivivere, come in un viaggio nel tempo, quei momenti. Per farlo abbiamo cominciato a pensare al percorso, tenendo conto della cronologia degli avvenimenti.

Infine ci servivano dei “narratori”, personaggi noti e coinvolgenti, che accompagnassero i ragazzi con il loro racconto, senza fare una lezioncina di storia ma cercando di farli entrare dentro alla storia.

Visto che il fenomeno della violenza squadrista aveva coinvolto molti territori, le città come le campagne, abbiamo individuato cinque tappe che oltre alla narrazione cronologica fossero emblematiche di una fase.

Durante la lavorazione del film. Foto di Penelope Soglia

Il nostro viaggio doveva dipanarsi tra diversi momenti e contesti.
Abbiamo iniziato da Bologna, definendola Il Battesimo: nel novembre 1920 avviene infatti il primo grande eccidio, durante l’assalto squadrista organizzato per impedire l’insediamento della giunta socialista e l’elezione del sindaco socialista Enio Gnudi.
Una giornata di sangue passata alla storia come la strage di Palazzo D’Accursio.

Dopo ci siamo spostati a Ferrara, all’epoca la più rossa delle provincie rosse, dove tutti i comuni erano in mano ai socialisti e le leghe contadine dettavano legge. Ed è proprio lì che emerge la figura di Italo Balbo, che si impegna a distruggere il movimento operaio e imporre l’Egemonia fascista

Squadrista della prima ora, Balbo capisce che per sbaragliare i socialisti bisogna allearsi coi grandi proprietari terrieri, far loro da protettori per ottenere soldi, mezzi e armi, trasformando così i gruppi spontanei di tagliagole in camicia nera in una vera e propria milizia paramilitare che compia esecuzioni, attentati alle sedi socialiste e spedizioni punitive, nelle città come nelle campagne.

Durante la lavorazione del film. Foto di Penelope Soglia

Abbiamo proseguito spostandoci in Romagna, a Forlì, la terra natia del futuro “Duce”, le sue Radici. Mussolini però all’epoca non è ancora il Duce, tutt’altro: i forlivesi lo ricordano soprattutto come un acceso attivista socialista che viene poi espulso, e avendo creato il fascismo viene considerato un traditore. Ma un traditore che aveva un vantaggio: conosceva benissimo i suoi ex compagni, ne capiva ogni debolezza e sapeva come sfruttare i dissidi interni al partito socialista e tra i partiti antifascisti.

Altra tappa è Ravenna, la Capitolazione.
Nel luglio 1922 attraverso lo squadrismo i fascisti si sono ormai impadroniti delle principali roccaforti socialiste, hanno destituito sindaci e prefetti attraverso l’acquiescente sostegno del Governo che mai li contrasta con la forza pubblica e si apprestano a sferrare i colpi decisivi. Prima con la “Marcia su Ravenna” e poi con la successiva distruzione di uno dei pilastri del movimento operaio e contadino, le cooperative, che sono fortissime in Romagna, gli squadristi conquistano la città, sfruttando anche le rivalità tra socialisti e repubblicani. Italo Balbo mette a ferro e fuoco Ravenna, brucia la sede della lega delle cooperative socialiste e getta così le premesse per quella che in autunno sarà la Marcia su Roma.

Resta però ancora una piazza da conquistare, quella di Parma.
Nell’agosto del 1922 lo sciopero antifascista in città ha successo e questo per gli squadristi è un affronto intollerabile. Balbo decide di assaltare la città alla testa di diecimila squadristi, ma qui le cose andranno diversamente perché ad attenderlo troverà la Resistenza degli Arditi del Popolo guidati da Guido Picelli: una formazione avvezza all’uso delle armi, composta come gli squadristi da molti ex soldati che hanno fatto la guerra e che conoscono le strategie militari. Picelli riesce inoltre a unire il fronte antifascista: socialisti, comunisti, anarchici, repubblicani, popolari, si alleano contro l’aggressore.
E così tutta la popolazione dell’Oltretorrente, che combatte unita sulle barricate cacciando gli squadristi.

Il fascismo poi a ottobre del 1922 trionferà marciando su Roma, ma i fatti di Parma rimarranno nella memoria: i fascisti sono stati sconfitti.

Un esempio di come si doveva agire, che sarà di ispirazione per la futura Resistenza nel biennio 1943/1945.

Abbiamo dunque cominciato a selezionare personaggi di spessore, noti al pubblico. 

Attori e attrici che potessero interpretare i ruoli di “narratore”, accompagnando i ragazzi in ogni tappa, compatibilmente coi loro impegni professionali. E dobbiamo dire che abbiamo trovato ampia disponibilità al progetto. Anche coloro che non hanno potuto farne parte per impegni incompatibili coi nostri tempi di ripresa sono stati tutti molto partecipi e disponibili.

In particolare Ivano Marescotti, che ne era entusiasta, ma vogliamo citare anche Lodo Guenzi e Stefano Accorsi, che ci hanno manifestato il loro sincero interesse, pur essendo impegnati in altre produzioni.

Fortuna ha voluto che siamo riusciti a comporre un gruppo di attori/narratori bravissimi, efficaci, e capaci di creare una grande empatia coi ragazzi: Donatella Allegro per Bologna e Ravenna, Moni Ovadia a Ferrara, Miro Gori a Forlì e Bruno Stori a Parma.

Infine si è aggiunto lo scrittore Pino Cacucci a prestare la sua voce fuori campo per l’introduzione di ogni tappa, voce che scorre su materiali di repertorio provenienti in parte dal libro “Le origini del fascismo in Emilia-Romagna” (Pendragon 2022) e visibili sul sito originifascismoer.it.

Un discorso particolare lo vogliamo riservare alla composizione del gruppo di ragazze e ragazzi che hanno partecipato al film. Inizialmente avevamo pensato di coinvolgere una classe per ogni città, prendendo accordi con singoli istituti. Poi grazie a Mirco Pieralisi, che ha collaborato con noi alla formazione dei ragazzi, abbiamo conosciuto la professoressa Marisa Vesentini delle Scuole Medie Guido Reni di Bologna che col supporto entusiasta della Preside Claudia Giaquinto ci ha fatto una proposta: invece di coinvolgere una singola classe, creare un nuovo gruppo misto di studenti, selezionati in base all’interesse per la materia dei ragazzi tra le classi seconde e terze di tutto l’istituto, che partecipassero in modo itinerante ad ogni tappa.

È stato grazie a questa fondamentale disponibilità che Il Biennio Nero, da racconto per episodi, si è trasformato in un vero e proprio road movie: un viaggio in pullman di città in città, durante il quale il gruppo è riuscito a entrare sempre più intensamente nel clima di quegli anni, riuscendo così a produrre qualcosa di più di una generica conoscenza dei fatti: un percorso che via via per i ragazzi si è trasformato in una nuova consapevolezza.

In copertina: Squadristi a Ravenna nel 1921.