Fotografia europea: visioni di un’identità inquieta
In che modo la fotografia e i fotografi contemporanei stimolano risposte alle sfide e alle situazioni che i cittadini europei sono chiamati ad affrontare? Nella nostra selezione in veste di direttori artistici, è questo lo spunto su cui si è basata la riflessione sull’esistenza di un’identità europea comune, e su quanto il mito e la memoria modellino o addirittura rafforzino il nostro senso collettivo di appartenenza.
Cogliere la natura dell’Europa come comunità presenta inevitabilmente numerosi aspetti complessi e difficili: abbiamo selezionato dunque progetti fotografici che si soffermano in particolare sulle persone e sul tema dell’identità, affrontando temi come le politiche di inclusione ed esclusione e la presenza della storia e della cultura in questo momento storico.Tim Clark, Walter Guadagnini, e Luce Lebart, direttori artistici del festival

In corso fino all’11 giugno a Reggio Emilia FOTOGRAFIA EUROPEA, la manifestazione di caratura internazionale promossa e prodotta da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia, con il contributo della Regione Emilia-Romagna. Tema centrale della diciottesima edizione è l’identità europea, un’identità sempre più mobile e variegata, che riunisce tradizioni, lingue e contesti diversi e in continuo mutamento. Un senso di inquietudine sembra attraversare questa identità, e il lavoro dei fotografi presenti in mostra cerca di dare un senso a questa inquietudine, offrendo nuovi punti di vista e nuove interpretazioni dell’essere “cittadino europeo”.
Un evento importante per la regione e in particolare per la città di Reggio Emilia, che per tutta la durata del festival è animata da mostre, dibattiti e concerti: enti e associazioni organizzano infatti iniziative che portano l’arte a invadere l’intero spazio urbano, sotto le volte dei salotti settecenteschi, nelle sale dell’Università, e nelle pubbliche piazze.
FOTOGRAFIA EUROPEA ha anche una sua declinazione musicale, Fotofonia, e un Circuito OFF, che permettono di ampliare i contorni di questa coinvolgente esperienza attraverso la commistione di linguaggi artistici diversi.
Vi proponiamo quindi un viaggio per immagini tra le esposizioni del Chiostro San Pietro, fulcro della manifestazione, e tra le mostre partner, con uno sguardo particolare alla mostra dedicata a un fotografo che ci è caro: Luigi Ghirri.
The Island – Monica de Miranda

Con il progetto The Island, Mónica de Miranda vuole far conoscere e svelare le storie e le culture africane nella loro autonomia e diversità. La serie mette in discussione le nozioni standard di identità basate sulle categorie di razza e genere, attraverso una contro-narrazione costruita dalle complesse biografie che si intersecano. Smantella i pregiudizi che si sono radicati nella società portoghese, dando valore e rispetto alla partecipazione attiva e dinamica di uomini e donne di origine africana che hanno vissuto e continuano a vivere in Portogallo, le cui conquiste e i cui contributi sono al centro delle storie dei luoghi in cui sono oggi integrati.
Güle Güle – Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni

Güle Güle, ossia “arrivederci” in turco, è la personale rappresentazione di Istanbul e dei profondi cambiamenti che stanno interessando la società turca. La gentrificazione, la critica situazione in cui vertono le classi sociali più deboli, la crescente discriminazione della comunità LGBTQ+, il massiccio flusso migratorio dei rifugiati siriani e l’endemica problematica curda, sono solo alcune delle realtà che si celano dietro i soggetti ritratti. Documentando le comunità emarginate, questi scatti rivelano quel substrato umano che, secondo i due fotografi, rappresenta l’espressione più sincera di ogni luogo, oltre la superficiale “facciata” sociale comunemente accettata.
Merrie Albion – Simon Roberts

Roberts fotografa il Regno Unito offrendo spunti di riflessione indispensabili sulle nozioni di identità e appartenenza e su cosa significhi essere britannici in questo momento cruciale della storia contemporanea. L’artista presenta anche l’opera video The Brexit Lexicon che riporta i termini più comuni che hanno caratterizzato le discussioni sulla Brexit in politica e nei media.
You will never walk alone – The Archive of Public Protests

L’Archivio raccoglie le tracce visive dell’attivismo sociale, di tutte quelle iniziative di massa che si oppongono alle decisioni politiche, alle violazioni delle norme democratiche e dei diritti umani. È una collezione di scatti che costituisce un monito contro il crescente populismo e contro la discriminazione, nel senso più ampio del termine: xenofobia, omofobia, misoginia e anche crisi climatica. La creazione dell’Archivio ha l’intento di prolungare la vita di queste immagini, solitamente legate a eventi specifici e la cui esistenza termina con la loro pubblicazione sulla stampa.
Parallel Eyes – Alessia Rollo

Un lavoro inedito sul paesaggio visto da entrambi i lati del confine, tra l’Italia meridionale e le Alpi, e attraverso la voce delle persone che quel confine cercano di attraversare. Il progetto si concentra anche su coloro che lottano per rendere il mondo meno violento, mobilitandosi nei luoghi in cui vivono e, parallelamente, sui decisori, i responsabili di quelle disposizioni che tutti subiranno: invisibili, intercambiabili, senza volto, ma padroni della loro immagine.
Bilateral – Samuel Gratacap

Un lavoro inedito sul paesaggio visto da entrambi i lati del confine, tra l’Italia meridionale e le Alpi, e attraverso la voce delle persone che quel confine cercano di attraversare. Il progetto si concentra anche su coloro che lottano per rendere il mondo meno violento, mobilitandosi nei luoghi in cui vivono e, parallelamente, sui decisori, i responsabili di quelle disposizioni che tutti subiranno: invisibili, intercambiabili, senza volto, ma padroni della loro immagine.
Odesa – Yelena Yemchuk

Un’ode visiva alla città che da sempre l’ha affascinata per la libertà di cui godeva durante l’epoca sovietica. Dopo averla visitata per la prima volta nel 2003, Yemchuk è tornata a Odesa nel 2015 per documentare i volti dei ragazzi e delle ragazze di sedici e diciassette anni dell’Accademia militare: il conflitto al confine orientale iniziato un anno prima l’ha convinta ad ampliare il progetto immortalando anche il contesto di vita di quei volti che si sarebbero trovati, di lì a poco, al fronte.
L’Or des ruines – Geoffroy Mathieu

Mathieu segue i raccoglitori alla ricerca di prodotti naturali, persone che, ai margini delle aree coltivate o negli spazi incolti, vivono dei prodotti che la natura in modo spontaneo continua a offrire, seppur in paesaggi danneggiati e precari. Il progetto fotografico racconta quindi di una sussistenza alternativa che vede nella ricerca di frutti e piante medicinali un nuovo modo di vivere in un mondo comune, e scopre una possibile economia costruita sulla condivisione delle risorse spontanee della terra.
De la mer à la terre – Cédrine Scheidig

De la mer à la terre esplora le narrazioni personali dei giovani, in Francia e in Martinica, nel processo di scoperta di sé, aprendo al contempo spazi di riflessione su temi politici come il passato coloniale, l’ibridazione culturale, le mascolinità moderne e la migrazione. Lo fa mettendo in dialogo due serie recenti, It is a Blessing to be the Color of Earth (2020), che ritrae la diaspora afro-caraibica nella periferia parigina e Les mornes, le feu, iniziata nel 2022 a Fort-de-France, in Martinica, in cui l’artista rivela le connessioni tra due territori e gli immaginari dei loro abitanti.
Sabine Weiss. Una vita da fotografa

A cura di Virginie Chardin, la mostra ripercorre l’intera carriera, dagli esordi nel 1935 fino agli anni ’80, di Sabine Weiss, una tra le più importanti voci della fotografia umanista francese insieme a Robert Doisneau. Scomparsa nel 2021 all’età di 97 anni, Weiss ha esercitato questa professione per tutto l’arco della sua vita, e ha abbracciato ogni campo della fotografia: reportage, illustrazione, moda, pubblicità, ritratto d’artista, lavoro personale: Sabine Weiss ha approcciato tutti gli ambiti della fotografia come una sfida, un pretesto d’incontro e di viaggio, un modo di vivere e di espressione di sé.
Infine a Palazzo dei Musei la mostra curata da Ilaria Campioli e Daniele De Luigi: Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi

Prosegue così la riflessione sul ruolo dell’immagine come strumento capace di rivelare le complessità della realtà e del tempo presente. L’esposizione offre un ricco e articolato percorso dedicato all’elemento naturale che, a partire dalle ricerche di Luigi Ghirri degli anni Settanta e Ottanta, ci invita a riflettere sull’elemento naturale e sulla necessità di una sua ricollocazione all’interno del nostro Orizzonte percettivo. La riflessione si allarga poi a Giardini in Europa, rivisitazione della mostra del 1988, curata da Luigi Ghirri e Giulio Bizzarri, che propone una serie di ricerche su aree verdi e giardini condotte, oltre che dallo stesso Ghirri, da tredici fotografi che testimoniano un sentimento di appartenenza nei confronti degli spazi naturali e la necessità di un loro profondo ripensamento nel contesto delle città moderne. Una terza parte infine è + esposta L’Architettura degli Alberi di Cesare Leonardi e Franca Stagi, opera monumentale pubblicata nel 1982 per lo studio e la conoscenza della struttura degli alberi, racconta l’enorme sforzo messo in campo dai due architetti per il riconoscimento delle caratteristiche proprie di ogni essenza e per il corretto inserimento degli alberi nei progetti di giardini e aree naturali.
A essa correlata, il Progetto Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023 del Comune di Reggio Emilia valorizza i talenti della fotografia italiana under 35 attraverso una mostra collettiva che ruoterà attorno al tema dell’Appartenenza: verranno esposte le opere di sette artisti selezionati da una giuria internazionale (Eleonora Agostini, Andrea Camiolo, Sofiya Chotyrbok, Davide Degano, Carlo Lombardi, Giulia Mangione, Eleonora Paciullo).
In copertina: ViadeidueGobbitre – © Alfredo Anceschi (Circuito Off)