Ritorno al futuro: Corso Doc

Intervista ai ragazzi e alle ragazze del Corso Doc del Liceo Laura Bassi
“Sono Gaia Vallese, ho 21 anni, mi sto laureando con una Tesi sul documentario all’Accademia di Belle Arti e da sempre mi piace il videomaking”. È così che una mattina mi sono presentata, prima di intervistarli, a quattro ragazzi e ragazze del Liceo Laura Bassi di Bologna, che attualmente frequentano il Corso Doc.
Il Corso Doc è una variante al classico indirizzo di scienze umane, poiché vanta un’integrazione di un corso di cinema con particolare attenzione al documentario.
Il corso è attivo dal 2015 e comprende nel piano di studi laboratori e lezioni insieme a esperti del settore. Gli studenti e le studentesse hanno modo di toccare con mano l’esperienza cinematografica e realizzare veri e propri prodotti audiovisivi. Alcuni dei soggetti che supportano questo corso sono Associazione D.E-R (Associazione Documentaristi Emilia-Romagna), Cineteca di Bologna, Antoniano Onlus, Bottega Finzioni. Una formula unica nel suo genere, che ha permesso ai ragazzi di vivere la scuola in maniera visionaria.
È stato emozionante vedere nei loro occhi così tanta voglia di fare e quante esperienze avevano già collezionato.
Ho pensato che mi sarebbe piaciuto avere degli amici come loro durante le superiori, quando ero l’unica appassionata di videomaking in classe. Ho dovuto aspettare fino all’università per conoscere persone così simili a me. È stato infatti come parlare a una me del passato, ma allo stesso tempo stavo guardando negli occhi il futuro. Diciamo che è stato un po’ un ritorno al futuro. Il futuro della mia generazione sospesa ancora tra la gioventù e il dover trovare la propria strada.
Parlando con Amanda (2° anno), Cecilia (4° anno) , Federica (4° anno) e Francesco (5° anno) ho scoperto come si sono avvicinati al Corso e perché hanno deciso di intraprenderlo.
Ad esempio Cecilia mi racconta di essere sempre stata appassionata di cinema e che la affascinava poter scoprire cosa c’era dietro quel turbinio di immagini, voleva sapere come funzionava la macchina cinematografica. Prima di iscriversi al Corso Doc, da autodidatta sperimentava facendo video sul suo canale Youtube.
Federica invece non aveva fatto molti video prima di arrivare al Corso Doc, a parte un contest video del Comune di Bologna.
Amanda in terza media aveva portato come tesina un audiovisivo.
Francesco era interessato alla critica cinematografica. Con sguardo convinto mi dice che dopo aver visto Bastardi senza Gloria aveva capito che “voleva fare quella cosa lì”, il regista.
A 13 anni è molto difficile scegliere l’indirizzo delle superiori. Io me lo ricordo come un momento davvero tragicomico, piangevo davanti al computer chiedendo a mio padre di cliccare lui per me l’iscrizione al Liceo che avevo scelto, tutto questo il giorno prima della scadenza delle iscrizioni. Fino all’ultimo mi sono sentita indecisa, spaesata, mi sentivo di andare incontro all’ignoto. E ho scelto un linguistico, diciamo che non avrei avuto molte sorprese.
Mi sono immaginata questi ragazzi scegliere un Liceo sperimentale con un approccio nuovo, che parlava di cinema e documentario. Mi incuriosiva sapere come avevano trovato il coraggio di fare questa scelta.
Cecilia: “All’open day c’è stata una magia. Durante la presentazione mi sono sentita a casa, i professori mi hanno fatto venire tanta voglia di fare e di scoprire. Mi aspettavo di conoscere meglio questo mondo, capire le figure professionali che ci lavorano e soprattutto capire come sviluppare le mie idee, che in quel momento erano solo immaginazione, in maniera cinematografica.”
Federica: “Il momento magico è stato durante le proiezioni della festa del Corso Doc. I documentari parlavano di ambiti sociali e questo mi ha stregato. Il fatto di riuscire a studiare un aspetto sociale, che di solito è solo teorico, dal vivo, attraverso ricerche e interviste, mi affascinava. Mi rendo conto ogni giorno di più di aver fatto la scelta giusta.”

Diciamo che a questo punto avrei voluto avere una macchina del tempo e iscrivermi anche io al Corso Doc del Laura Bassi, ormai stregata dalle parole dei ragazzi e delle ragazze. Ho deciso così di farmi raccontare che esperienze o attività gli sono piaciute di più. E la mia sorpresa è stata grande.
Mi hanno parlato del loro ultimo progetto “Italicus, la verità negata”, una docu-fiction sulla strage del treno Italicus, realizzata insieme a professionisti del cinema, attualmente in cartellone nelle rassegne documentaristiche della regione.
Federica: “Per me la parte più bella del corso è stato il progetto sull’Italicus, riuscire ad essere in ogni parte della produzione dell’audiovisivo. Di conseguenza la soddisfazione è totale perché sei stato presente nel momento delle riprese, della scrittura, nella costruzione delle scenografie. Si, ci siamo messe anche ad imbiancare.
Abbiamo seguito tutto il processo di creazione e siamo stati affiancati da professionisti che abbiamo potuto non solo osservare, ma anche aiutare. Riuscire ad imparare facendo è stato molto utile.”
Cecilia: “Il progetto Italicus è stato un percorso unitario. La cosa bellissima è il clima che si è creato tra le varie classi che ci hanno lavorato. Abbiamo curato tutte le fasi insieme, e questo ha portato alla creazione di un gruppo che è diventato come una famiglia. Si è lavorato tanto e per molto tempo insieme e si sono creati dei rapporti profondi e di sostegno. Mi ha fatto capire quanto è importante il gruppo e il lavoro di squadra, come ci si completi e ci si aiuti e come grazie a questo si può arrivare lontano.”

Ho capito come, grazie a quelle esperienze, i ragazzi avessero già vissuto quell’atmosfera del cinema (sia esso di finzione o documentario) che può essere descritta con una sola parola, “famiglia”, che ti porta ad amare ancora di più questo lavoro. Un lavoro di gruppo, quello del set, che crea legami unici nel loro genere dove amicizie, passione e lavoro si incrociano in uno strano tetris. Ed è così infatti che me li descrivono:
Francesco: “Sono d’accordo con la questione del gruppo. Ho incontrato molte persone fuori dalla classe e, conoscendomi, credo che di mio non l’avrei mai fatto. Invece grazie al Corso Doc ho potuto.”
Federica: “Penso lo stesso sul discorso della famiglia, i corsi che vengono proposti a volte vengono proposti a più classi e questo è il motivo per cui si creano legami molto belli.
Non posso non pensare al mio rapporto con Cecilia: ci siamo conosciute durante la produzione dell’Italicus e siamo in classe insieme dalla terza, abbiamo due caratteri completamente diversi e in un altro contesto ci saremmo date fastidio a vicenda, invece con l’esperienza di Italicus siamo riuscite a sostenerci e a diventare grandi amiche.
La formazione di questo tipo di relazione in cui i tuoi compagni sono anche amici e colleghi è molto complicata all’inizio, tenere separate le due cose non è facile, ma imparare a farlo è qualcosa di molto importante che ricevi da quest’esperienza.”
Francesco: “Questi momenti fanno uscire delle verità e possono disunire ma anche unire su aspetti più profondi.”
Diciamo che vedere dei ragazzi di 16-18 anni parlare con così tanta passione un po’ mi emoziona perché penso che la scuola abbia raggiunto il suo obiettivo. Ovvero sia riuscita a prendere quei 13enni insicuri e spaesati e tirare fuori il meglio di loro, e lo ha fatto attraverso delle esperienze che gli hanno permesso di chiedersi cosa volevano, cosa li appassionava.
Mi sono domandata come questo tipo di formazione li influenzerà nel futuro, se pensano di continuare nel cinema oppure di cambiare totalmente strada.
Federica: “Io vorrei fare veterinaria. Però ho imparato a utilizzare l’esperienza video come comunicazione e quindi ho iniziato ad apprezzarla. Mi rendo conto che mi servirà nel futuro e mi è servito per crescere e avere una visione diversa del mondo. Se non avessi fatto Corso Doc probabilmente sarei ancora piccola e chiusa nei miei schemi. Qui invece è un continuo rompere gli schemi e questo mette in difficoltà molte persone. La prima cosa che ci hanno detto arrivati in classe è stata che se volevamo fare documentari o film bisognava conoscere ciò di cui parlavamo, quindi fare ricerca.
Per questo ci hanno dato delle competenze come ad esempio andare a ricercare le informazioni, come fare ricerca in un archivio o anche solo su internet senza disperdersi. Tutte queste competenze, a prescindere da quello che andrò a fare dopo, non andranno perse e valorizzeranno il mio lavoro futuro e me come persona.”
Cecilia: “Ciò che mi porterò dietro nel mondo del lavoro, a prescindere da quello che sceglierò, è il senso critico che questa scuola ti fa sviluppare, andare a fondo, non fermarsi alla superficie, andare a sviscerare gli argomenti.
Poi come si lavora in un gruppo e come quanto davvero si possa fare con la creatività, il famoso problem solving. Spesso capita qualcosa che non va bene o ci sono cambi dell’ultimo minuto quindi ti metti in gioco per far funzionare il tutto comunque, come succede nel set. Ti insegna a non andare nel panico e capire la situazione senza andare a ferire gli altri, mantenendo un ambiente sano.
Per il lavoro sono indecisa tra scienze umane e cinema, da una parte mi piacerebbe fare la maestra e dall’altra mi piacerebbe fare la regista e sceneggiatrice.”
Francesco: “Una volta, durante una lezione sul lavoro, ci chiesero chi voleva continuare a fare cinema. Pochi di noi alzarono la mano, così i docenti dissero: “Vedete: pochi vogliono fare ciò per cui la vostra scuola vi sta formando”.
Il punto secondo me è che questa scuola ti mette di fronte e in mezzo a delle messe in discussione, cioè a delle esperienze che sono molto importanti in questa fase di formazione e che accelerano il processo di comprensione di te stesso, il che si traduce in cosa vorresti fare da grande. Questa è la cosa importante che il Corso Doc ci lascia: non necessariamente mandare uno studente a fare il regista a Hollywood, ma prenderti gli emisferi del cervello e aprirteli e questo ti porta a una crescita personale in qualsiasi ambito. Secondo me sono esperienze universali di contatto con gli altri e quindi con te stesso.
Io vorrei fare il regista o lo sceneggiatore, come 5 anni fa. Anche se ho avuto qualche dubbio oggi sono abbastanza convinto. Mi vedo a far questo, mi sento di far questo.”


Sono stata a chiacchierare con i ragazzi solo per un’oretta ma ho capito fin da subito la loro serietà e la maturità, e mi sono permessa di sognare insieme a loro.
Se oggi tu fossi il regista di un documentario, su cosa ti piacerebbe farlo?
Federica: “Io ultimamente sto sentendo molte storie che riguardano le mafie e ciò che ci sta attorno, in particolare rispetto al sistema giudiziario. Un’altra idea è sui mustang, i cavalli liberi, portare avanti il mio sogno di aprire una fattoria didattica con una cooperativa sociale e quindi fare dei documentari sul sociale, promozionali e divulgativi.”
Francesco: “Io vorrei registrare attraverso il punto di vista di un animale la sua esperienza di una città.”
Amanda: “In questo periodo mi sto interessando alla situazione delle carceri minorili e mi interesserebbe fare un documentario sulle motivazioni, le situazioni familiari, tutto quello che si nasconde dietro queste storie di giovani.”

Mi ha sbalordito la conoscenza culturale che questi ragazzi hanno sul cinema ma in particolare sul documentario. Immagino che se state leggendo questo articolo lo ritenete un linguaggio interessante, stimolante, però è un linguaggio che per tanto tempo è stato tenuto da parte, fuori dal mainstream.
Mi sono chiesta come un corso di questo genere possa contribuire alla divulgazione del patrimonio documentario della nostra regione e in generale del documentario in sé. E quindi come per questi studenti sia cambiata la percezione del documentario.
Federica: “Riguardo al documentario, prima ne guardavo alcuni sugli animali. Arrivata al Corso Doc, dovendone fare in prima persona, ho avuto bisogno di studiare i vari stili e ho iniziato a guardarne molti di più. Mi sono fatta le basi attraverso i documentari storici e i film.”
Cecilia: “Per quanto riguarda il mio rapporto con i documentari non ne guardavo molti prima del corso, solo alcuni storici con mio padre per passare del tempo insieme.
Venendo al Corso Doc ho capito quanto lavoro c’è e quanto è molto più complicato di quanto sembri fare un documentario, anche a livello di costruzione narrativa. In più ho visto quanti diversi modi ci sono di raccontare una storia. Non si tratta semplicemente di riprese statiche e montate, si può variare e trovare formule innovative anche con il documentario, ho rivalutato molto il suo ruolo.”
Alla fine dell’intervista gli studenti mi hanno elencato tanti altri progetti ed esperienze che hanno fatto, come un cortometraggio sugli stereotipi di linguaggio legati alla figura femminile, il corso di teatro, la compagnia teatrale, il progetto FAI per portare la cultura fuori dai musei con un cortometraggio in costume, tanto altro.
Concludendo, mi auguro di poter incrociare questi ragazzi e ragazze nel mondo del lavoro, oppure seduti nel pubblico di un festival mentre guardano le loro opere sul grande schermo.
E auguro il meglio a tutti quei giovani che si avvicinano a questo splendido mondo del documentario. In bocca al lupo!
In copertina: All’ingresso del Liceo “Laura Bassi” di Bologna
About Author / Gaia Vallese
Appassionata da sempre di videomaking, laureanda all’Accademia di Belle Arti con un Tesi sul documentario, sta svolgendo il suo tirocinio presso Ethnos.