Francesca Zerbetto, co-regista insieme a Dario Zanasi del documentario “Le biblioteche e la città: conoscere per essere liberi” ci racconta della ricchezza dei servizi offerti dalle biblioteche bolognesi attraverso la voce di chi le attraversa e le vive ogni giorno.

Il documentario, sostenuto dal Fondo Regionale per l’Audiovisivo della Regione Emilia-Romagna,  sarà presentato in anteprima mondiale lunedì 19 giugno alle ore 21:30 presso il Cinema Arlecchino – Biografilm Festival.
Lo storico Carlo Ginzburg, frequentatore della Biblioteca dell'Archiginnasio

Come nasce l’idea di un documentario sulle biblioteche bolognesi?

L’idea nasce da una precedente idea di raccontare le biblioteche storiche dell’Emilia-Romagna da un punto di vista architettonico e di conservazione dei libri antichi.  Leggendo un articolo che descriveva il servizio bibliotecario bolognese e vedendo anche Ex libris di Frederick Weissman, una grande fonte di ispirazione, abbiamo deciso di rimodulare l’idea iniziale e di raccontare come funziona il sistema bibliotecario bolognese. Esso rappresenta un caso particolarmente interessante perché ha un sistema di pubblica lettura molto ricco, sia per quanto riguarda la presenza di biblioteche importanti a livello nazionale e internazionale che (e soprattutto) per l’importante lavoro delle biblioteche di quartiere.Ci siamo quindi concentrati su sei biblioteche di Bologna, tutte diverse tra loro, in modo da raccontare la varietà di questo sistema bibliotecario.
Perché abbiamo voluto farlo? Perché secondo noi le biblioteche sono (quasi) l’ultimo presidio di un mondo che consente a chiunque di accedere alla conoscenza, alla cultura e alle relazioni, offrendo una sorta di welfare culturale gratuito, democratico e inclusivo. 
Questa secondo noi era importante, visto che molti continuano a vedere le biblioteche come dei luoghi un po’ noiosi e polverosi, dove uno va a prendere il libro per poi restituirlo. Ma la verità è che a Bologna non è affatto così e il documentario credo che lo rappresenti bene.

 Non è affatto così perché c’è stato un cambiamento di approccio? O questa è sempre stata sempre una vocazione delle biblioteche bolognesi?

La biblioteca è l’unica istituzione che ha un manifesto Unesco che vale per tutte le biblioteche di pubblica lettura del mondo: la missione della biblioteca è quella di fornire alla comunità di riferimento i mezzi per accedere alla cultura, rispondendo e rispecchiando i suoi bisogni specifici. Se parliamo delle biblioteche del Nord Italia a questo ci sono arrivati molto prima, Bologna è sempre stata abbastanza avanti, ma al Sud non esiste questo tipo di realtà. Ma le biblioteche pubbliche in sé hanno questo tipo di impostazione, lo hanno sempre avuto. 

Aula Biagi della Biblioteca Salaborsa
Sala lettura della Biblioteca dell'Archiginnasio

Che rilevanza hanno le biblioteche nel tessuto urbano bolognese?

Per chi le frequenta e le conosce hanno una rilevanza enorme, a partire da Salaborsa fino ad arrivare alla Biblioteca Spina del Pilastro. Soprattutto le biblioteche di quartiere che fanno un lavoro importantissimo, organizzando gruppi di lettura, fanno servizio di aiuto compiti per bambini e ragazzi e di educazione alla digitalizzazione per gli anziani, mentre allo stesso tempo si curano degli adolescenti cercando di offrirgli degli stimoli… e poi c’è anche il libro. Salaborsa ad esempio è una piazza coperta per i prestiti e lo studio ma soprattutto per incontri, eventi, relazioni. L’Archiginnasio è un’altra storia, perché pur essendo una biblioteca pubblica è maggiormente incentrata sulla conservazione. Poi ci sono le biblioteche specializzate che propongono letture e attività sociali su dei temi specifici, come la biblioteca Amilcare Cabral che si occupa di Africa e America Latina, e la Biblioteca delle Donne che si concentra sulle questioni di genere. 

Quindi la biblioteca parte un po’ dalla cultura del libro per aprirsi a tutta una serie di attività culturali…

Assolutamente sì. Ad esempio quando è scoppiata la guerra in Ucraina, le biblioteche, in cui lavorano moltissimi volontari delle cooperative, hanno accolto delle donne ucraine per insegnare loro l’italiano. Le iniziative messe in campo erano davvero tante ed è stato anche difficile selezionare cosa mostrare di significativo; anche lo stupore che provavamo è stato alimentato in continuazione e io che per prima non pensavo che la biblioteca potesse essere molto di più che un prestito di libri, ho dovuto ricredermi.

Dario Zanasi e Francesca Zerbetto presso la Biblioteca Salaborsa
Riprese nella Sala lettura della Biblioteca dell'Archiginnasio

A tal proposito, come avete scelto le biblioteche protagoniste del documentario?

In questo ci ha aiutato molto il Comune e il settore biblioteche del Comune di Bologna: ci sono state ovviamente delle biblioteche imprescindibili, come l’Archiginnasio e Salaborsa. Per le altre ci siamo confrontati, perché volevamo mostrare anche la realtà meno nota delle bibloteche di quartiere e spiegare cosa si fa in una biblioteca di periferia. Infine volevamo mostrare anche quelle specializzate. Abbiamo scelto quelle più attive e riconosciute a livello europeo, che hanno ricevuto dei premi e hanno attirato grandi studiosi, delle biblioteche con un curriculum importante insomma.
Abbiamo quindi cercato di rappresentare i vari aspetti del sistema bibliotecario bolognese, ma per rendere giustizia a questo grande mosaico era necessario descrivere la varietà e la ricchezza di queste istituzioni senza annoiare ” lo spettatore. La forza di questo sistema sta proprio nella rete che si è creata a livello cittadino tra le biblioteche, perché sono tutte collegate. C’è ad esempio il prestito circolare – che permette ai lettori di richiedere un libro di qualsiasi biblioteca rivolgendosi a una biblioteca di loro scelta – per cui tutti i bibliotecari di pubblica lettura si incontrano ogni settimana facendo riunioni e tenendosi in stretto contatto anche sulle problematiche specifiche. Non è che ogni biblioteca faccia per sé, vengono sempre fatte scelte molto condivise, attività condivise e questo dà l’idea di un sistema che funziona, una rete che fa veramente rete.

Entrando nello specifico del documentario, che taglio narrativo avete usato?

Innanzitutto non abbiamo usato nessun materiale d’archivio, infatti le riprese sono durate parecchio tempo anche perché di mezzo c’è stata la pandemia, per cui sono stati degli stop & go.
Inizialmente volevamo fare un lavoro quasi di osservazione, entrando dentro le biblioteche e mostrando la loro quotidianità. Ma ci siamo accorti che per rappresentare la Salaborsa o l’Archiginnasio dovevamo adottare un approccio differente rispetto a quello usato magari per la Biblioteca Spina: ogni biblioteca è raccontata in maniera un po’ diversa, perché sono molto diverse l’una dall’altra ed è diverso anche il tipo di utenza.
Si è scelto perlopiù di di far raccontare le biblioteche da chi le frequenta, mostrando le le dinamiche che si vengono a creare, non in maniera didascalica e descrittiva: ci sono infatti solo un paio di interventi di bibliotecari, mentre la maggior parte delle interviste sono a persone che vivono queste biblioteche dall’esterno. Abbiamo scelto quindi una serie di frequentatori di queste biblioteche, semplici studenti, o anche studiosi illustri come Carlo Ginzburg, che attraverso la propria esperienza personale raccontano come percepiscono queste realtà cittadine e ciò che secondo loro le rende vive.
Abbiamo quindi deciso di raccontare la vita e la ricchezza di questi micromondi ricchi di storia.

La storica dell'arte Alessandra Russo presso la Biblioteca dell'Archiginnasio

Credi che all’interno del sistema bibliotecario italiano, quello di Bologna abbia una vocazione particolarmente innovativa?

Diciamo che ovviamente dipende molto da quanto è ricco un Comune e da quanto punta su questo sistema e su questo tipo di servizio. Bologna è sicuramente una delle città con più biblioteche in Italia, e ad esempio si è mossa tempestivamente per velocizzare il processo di digitalizzazione del materiale bibliotecario, anche grazie alla spinta data dalla pandemia.
Questa digitalizzazione ha portato però a delle problematiche per gli utenti più anziani, che avevano maggiori difficoltà ad accedere a questo materiale. Così per non privarli della possibilità di usufruire di questo importante servizio, le biblioteche stesse si sono adoperate per organizzare dei laboratori di alfabetizzazione digitale.
Fra le biblioteche che ho citato non ho menzionato il Salaborsa Lab, la neonata succursale di Salaborsa inaugurata nel maggio 2022 . Una biblioteca di ultima generazione molto diversa dalle altre, che si ispira molto alle biblioteche nordiche: non ci sono libri a scaffale, ma è un ambiente in continua mutazione, che vuole essere più un luogo di incontri e dibattiti, e che punta molto sul digitale.

Credi quindi che le biblioteche possano essere siano un luogo di incontro anche tra generazioni diverse?

Assolutamente sì, lo scopo di tutte le biblioteche è proprio quello di creare relazioni. Nel documentario vediamo infatti anche dei ragazzini che partecipano all’alternanza scuola-lavoro e insegnano agli anziani ad usare il tablet e il cellulare.
Non solo, in Salaborsa ad esempio si fa un evento che si chiama “Scioglilingua”, in cui è possibile prenotarsi per fare delle conversazioni con persone di diverse nazionalità, e ciò permette scambi interculturali e intergenerazionali.

Immagino che non sia così facile invogliare dei ragazzini a frequentare una biblioteca…

No, infatti. Come dice Ilaria, la responsabile della biblioteca Spina, “Poi al libro ci si arriva”, ma la cosa più importante è che i ragazzi entrino in biblioteca e facciano delle cose al suo interno, in modo tale da non perdersi nell’isolamento e nella povertà culturale, intrattenendo relazioni di scambio culturale e umano.
Le biblioteche bolognesi puntano molto anche sulle famiglie, offrendo tutta una serie di attività, presentazioni e letture anche per i più piccoli: ad esempio alla Biblioteca Spina, la Casa delle Donne ha presentato da poco un libro illustrato per bambini sulla conoscenza del corpo..
Un modo per formare oggi gli utenti di domani.

Studentesse universitarie studiano presso la Biblioteca Salaborsa

In copertina: Lettrice presso la Biblioteca Amilcare Cabral.