Non capita spesso di assistere alla proiezione di quello che pensiamo sia un documentario e di uscire dalla sala dicendo: ho visto un nuovo genere. Anche se magari ci è difficile lì per li definire di che genere si tratta! 

Da sinistra: Tobia De Angelis, Tullio Solenghi, Marco Melluso, Diego Schiavo, Lucrezia Lante della Rovere

Questo è quello che è capitato a chi ha avuto la fortuna di vedere L’incantevole Lucrezia Borgia, firmato dal trio Andrea Meli, Marco Melluso e Diego Schiavo in collaborazione con Francesca Roversi Monaco, Galatea Vaglio, Alessandro Vanoli, recentemente presentato in anteprima a Ferrara e Bologna. Un tourbillon di immagini, gag, animazioni, rievocazioni in salsa moderna, slapstick, ispirate dalla figura tanto discussa e altrettanto poco compresa di Lucrezia Borgia. Il trio autoriale  aveva già realizzato in passato documentari dedicati a figure storiche importanti ma spesso misinterpretate, come Matilde di Canossa, raccontata in La Signora Matilde. Gossip dal Medioevo (Premio Francovich 2019) e Il Conte Magico, dedicato alla vita di Cesare Mattei e della sua Rocchetta a Grizzana Morandi (14a posizione della classifica Cinetel dei film più visti in Italia nel 2019).

Nel lavoro di questo gruppo c’è un elemento distintivo: l’approccio alla storia attraverso uno sguardo a tratti indagatorio, a tratti dissacrante, a tratti addirittura fantascientifico, alla ricerca di nuovi linguaggi con cui trattare figure “storiche” mai adeguatamente inquadrate in tutta la loro complessità. E, a ben vedere, c’è anche uno stretto rapporto con il territorio emiliano-romagnolo, da Canossa, all’Appennino bolognese, alla corte di Ferrara.

Questo nuovo film su Lucrezia Borgia, interpretato con versatilità e verve da Lucrezia Lante della Rovere, è un viaggio magico ed esuberante, a tratti dolcemente malinconico, alla riscoperta di una donna che ha dovuto lottare contro pettegolezzi e maldicenze e affrancarsi da una famiglia disfunzionale e dall’ingombrante status di figlia del Papa. Raccontata per secoli come un’assassina, fanatica di lusso e potere, Lucrezia Borgia è stata invece una donna di grande cultura e sensibilità d’animo, una raffinata diplomatica e una geniale imprenditrice.

Tra gli altri interpreti Tullio Solenghi, Tobia De Angelis, Francesco Zecca, Luciano Manzalini, Eraldo Turra.

Nelle parole dei registi:

“Da anni puntiamo a restituire alle donne il ruolo che loro spetta nella Storia. È un obiettivo che portiamo avanti fin dal film su Matilde di Canossa. Grande feudataria, temuta e temibile, spregiudicata donna di potere, Matilde ha commissionato ancora in vita la sua biografia, diventando così artefice e padrona della propria narrazione. Questo non è avvenuto per Lucrezia Borgia, donna celeberrima, anch’essa protagonista della sua epoca, ma raccontata da altri, contemporanei e non, in modo del tutto distorto e non veritiero. Con la Borgia la sfida vera è stata quella di togliere dalla sua figura tutto il fango di calunnie di cui era stata ingiustamente ricoperta nel corso dei secoli, per far risplendere tutta l’intelligenza, la capacità di governo, i tanti talenti di una donna davvero incantevole, di cui ci siamo profondamente innamorati.”

Insomma, un’opera innovativa, insolita, originale, caleidoscopica, piena di spunti e di inventiva. Da vedere e rivedere, per apprezzare appieno il grande lavoro di ricerca e di elaborazione creativa che sta alla base di questa produzione. Con Marco Melluso abbiamo voluto approfondire alcuni aspetti importanti dell’approccio usato per la realizzazione di L’incantevole Lucrezia Borgia.

Voi siete un trio di autori. Qual è il vostro metodo di lavoro? Quanto studio c’è dietro alla scrittura della sceneggiatura?

Partiamo dallo studio: ce n’è tantissimo, differenziato, tentacolare e assiduo. Quando focalizziamo un argomento, tutti i nostri pensieri e discorsi ruotano attorno a quell’unico punto. Poi, non restiamo solo in tre. Come per L’incantevole Lucrezia Borgia, per la quale abbiamo lavorato insieme a Francesca Roversi Monaco, Alessandro Vanoli e Galatea Vaglio, esperti del settore, che ci hanno sciolto molti dubbi: la Storia è una materia scivolosa, che ti scappa dalle mani appena pensi di averla afferrata. Fondamentale poi, e qui passiamo al metodo, è non separare lo studio dal momento creativo, perché è nella storia stessa che vogliamo raccontare, che si trovano le idee più interessanti. E giochiamo anche a spararle grosse, a sondare i confini più remoti del surreale. “Ti immagini questo personaggio che dice questa cosa mentre succede quest’altra cosa?” Robe che non basterebbero neanche i budget della Marvel. Ma è come creare enormi blocchi di marmo da cui poi ricavare la forma che vogliamo.

Avete chiamato questo (e altri vostri lavori) una docummedia. Avete inventato un genere? Come si può definire una docummedia?

Docummedia è un termine che abbiamo sempre guardato con sospetto: definiva abbastanza il nostro lavoro ma non ci piaceva per nulla come suonava. Ora lo chiamiamo docupop, un nome che ci sembra calzi molto più a pennello. Un docupop è un documentario a tutti gli effetti, con il massimo rispetto per il dato storico. Ma, a differenza di un documentario classico, con l’esperto e la scena in costume, il docupop è pensato per sfruttare al meglio le potenzialità del cinema (le atmosfere evocative, la capacità di far immedesimare lo spettatore). La Storia è raccontata in una cornice ambientata nell’oggi e con un stile brillante, ironico e accattivante. Tutto, in un docupop è, per l’appunto, molto pop: i colori, i costumi, le musiche. Ne L’incantevole Lucrezia Borgia, ad esempio, citiamo personaggi Disney, serie tv, film cult come Pretty Woman e Colazione da Tiffany. Possiamo dire con certezza di avere inventato un genere nuovo, anche perché fino ad oggi non abbiamo mai visto Alberto Angela o Alessandro Barbero vestiti da Jack Sparrow di Pirati dei Caraibi.

Perché secondo te c’è bisogno di raccontare la storia con linguaggi nuovi?

Innanzitutto ci teniamo a dire che pensiamo sia molto importante raccontare la Storia non per celebrare le cenere ma per tenere viva la fiamma. E poi, il fatto che la cultura sia una cosa seria, non significa che debba per forza essere noiosa. E la Storia è una di quelle materie che fa subito pensare a libri impolverati e a biblioteche sonnacchiose. O almeno questa è l’immagine che molto sicuramente hanno i ragazzi di oggi. Non aiutano i libri scolastici, che, anche alle medie, utilizzano un linguaggio molto complesso, con termini che non hanno nessun aggancio nell’immaginario dei giovani. Ecco, noi siamo sicuri che se quell’immaginario lo stuzzicassimo un po’, se mettessimo in moto la fantasia delle persone, toglieremmo un po’ di zavorra da una materia che invece è incredibilmente affascinante e che soprattutto ci parla di noi, di come siamo fatti, di chi siamo fatti. In fondo la Storia è lì, a portata di tutti. Si tratta di non lasciarla sola, ma di andare a trovarla e divertirsi un po’ insieme a lei.

Qual è il messaggio che volete dare con questo film ai giovani?

Il messaggio lo vorremmo dare a tutti, non solo ai giovani. A tutti quelli che insultano, minacciano, diffondono false notizie, anche sui social: tutto quello che si dice può restare in giro per lungo tempo. Nel Rinascimento non c’era internet, ma la potenza di fuoco di un pettegolezzo era più o meno la stessa, se pensiamo che Lucrezia Borgia è stata considerata una pazza assassina per cinquecento anni per colpa di calunnie e maldicenze. Oggi i fenomeni del victim blaming e dello slut shaming dilagano e colpiscono soprattutto tantissime donne. Come dice la protagonista del film, in una scena in cui è vestita di giornali: “Purtroppo le notizie, vere o false che siano, ti rimangono attaccate addosso, ed è dura mandarle via.”

In copertina: Lucrezia Lante della Rovere in una scena del film

Credits: 

L’incantevole Lucrezia Borgia è patrocinato da: Regione Emilia-Romagna, Comune di Ferrara, Città Metropolitana di Bologna, Comune di Bentivoglio, Comune di San Lazzaro, Fondazione Ferrara Arte, Genus Bononiae – Musei della Città. Con il sostegno di: Emil Banca Credito Cooperativo, Bonifiche Ferraresi e il loro marchio Le Stagioni d’Italia, Bia Cous Cous, Gescad soluzioni informatiche, Roland, Dinazzano Po, Cotabo radiotaxi Bologna.

Nota: tutte le foto di questo articolo sono state gentilmente fornite dai produttori di L’incantevole Lucrezia Borgia.