La regione Emilia-Romagna ospita nell’arco dell’anno diversi festival dedicati al cinema documentario e più in generale al cinema di finzione e all’animazione. È una terra che ha visto nascere autori, operatori del settore cinematografico e produttori. Molti di loro si sono trasferiti a Roma o Milano, pur mantenendo uno stretto legame con il territorio. Ma molti sono rimasti ad operare in regione.

Questa grande vitalità del settore, con le sue eccellenze ma anche con la resilienza del suo tessuto produttivo, ha contribuito al radicamento di riferimenti istituzionali imprescindibili come l’Emilia-Romagna Film Commission e la Cineteca di Bologna, e alla crescita di diverse associazioni di documentaristi come DER – Associazione Documentaristi Emilia -Romagna e Docit, associazione nazionale che ha scelto di avere sede nella nostra regione.

I vari festival, nelle loro pluralità, dai piccoli ai grandi, hanno l’obiettivo di legare insieme questo tessuto cinematografico dislocato su tutto il territorio, dagli appennini al mare, dai borghi alle città. Alcuni sono oramai decennali, mentre altri sono alle prime edizioni. È in crescita la tendenza ad internazionalizzarsi, riducendo così lo spazio di film del territorio o realizzati da autori che lavorano qui. È un rischio da monitorare, per non disperdere la creatività autoriale e produttiva che risiede in regione. Festival che puntano sulle produzioni locali, solo per citarne alcuni che si svolgeranno da settembre in poi, nei prossimi mesi sono il Bellaria Film Festival, Mente Locale, Reggio Film Festival e Visioni Italiane.

Immagine tratta dal documentario Beti-Jai. The Forgotten Temple di Santiago Mazarro, in concorso al Belllaria Film Festival

Il fascino della riviera romagnola

Il Bellaria Film Festival, con cui DER collabora sin dalla nascita dell’associazione nel 2006, è dedicato al cinema documentario indipendente, e seleziona produzioni sia italiane che europee. Storicamente promuove nuovi linguaggi e talenti. Nato nel 1983, ha cambiato vari nomi: da Anteprima per il Cinema Indipendente Italiano ad Anteprima annozero. Fino al nome attuale, che riprende l’indicazione della nota località balneare in cui si svolge. Bellaria, collocata fra Cesenatico e Rimini, si trova sulla costa romagnola, una riviera descritta negli anni ’80 in vari articoli raccolti da Pier Vittorio Tondelli nel “Week end postmoderno”, e filmata dai più importanti registi italiani. Un luogo cinematografico per eccellenza, che continua ancora oggi ad ispirare serie televisive come “Summertime” per Netflix, film come “L’incredibile storia dell’isola delle rose” di Sidney Sibilia, o documentari come “L’isola delle rose. La libertà fa paura” e “L’altro Fellini” di Stefano Bisulli e Roberto Naccari.

La particolarità del festival di Bellaria fin dagli esordi è di avere ospitato film di generi, durate e formati differenti, una contaminazione figlia degli anni ’80. Era quella un’epoca in cui stili e arti si intrecciavano, gli anni del successo a livello nazionale del DAMS di Bologna, che incarnava questo mix di arti e discipline, che si ritrova ancora oggi nello spirito del Festival.

Immagine tratta dal documentario "Blind Vision" di Dario Butelli, in concorso al Belllaria Film Festival

Fuori dalle regole di mercato

Documentari, docufiction, reportage, animazione, film di finzione indipendenti sono i diversi generi scelti in questi anni dai direttori di festival che si sono via via avvicendati. La ricerca dei nuovi talenti e delle opere sperimentali è stata per anni un altro criterio di selezione. Da Morandini a Ghezzi, sono stati molti i direttori, ognuno con un taglio diverso ma sempre in linea con i criteri che caratterizzano il festival: la collaborazione con l’Università, l’appoggio della critica militante e gli approfondimenti sulla regia cinematografica. Il valore dell’autorialità, dal quale il cinema non può prescindere, è stato un denominatore comune durante i 39 anni del festival, che ha sempre selezionato film al di fuori delle regole di mercato.

Un’altra particolarità, comune a molti altri festival regionali, è la breve durata, in genere quattro o cinque giornate. Il festival si tiene a fine o a inizio della stagione balneare, periodi in cui i turisti sono presenti, in un’atmosfera rarefatta, come l’inizio o la fine dell’estate, con le architetture dei condomini anni ’60 e gli alberghi che rimangono come testimoni silenziosi in attesa delle folle che animano la riviera nell’alta stagione.

Memorabile fu l’inverno di qualche anno fa, quando il festival si svolse in dicembre, subito dopo Natale. Una nebbia fitta avvolgeva gli edifici e la spiaggia, un ritratto iperrealistico di costruzioni e uomini che abitavano lungomari deserti con un freddo pungente. Il cinema Astra, anche in quella occasione, diventava il luogo centrale, vitale, con lo schermo che proiettava storie e personaggi, che magicamente prendevano vita, in una Bellaria felliniana. Il pubblico, invitato appositamente, si univa in questo rito collettivo della proiezione al cinema, condividendo emozioni e passioni.

Immagine tratta dal documentario "Street Views" di Federica De Stasio, in concorso al Belllaria Film Festival

La formula “ibrida”

Negli ultimi due anni, a causa della pandemia, il festival di Bellaria con il suo direttore Marcello Corvino ha scelto la forma ibrida, con proiezioni in sala al Cinema Astra e sulla piattaforma online docacasa.it in collaborazione con l’Associazione Documentaristi Emilia-Romagna. Questa formula ha rivelato nuove potenzialità.

Al direttore del Festival Marcello Corvino abbiamo rivolto alcune domande.

Come ha contribuito in questi ultimi anni della sua direzione al rinnovamento del festival?

Pur con la pandemia in atto, non abbiamo saltato nessuna edizione in presenza, e abbiamo puntato ad un notevole incremento del pubblico soddisfando le esigenze della comunità del territorio. Inoltre con la formula online sulla piattaforma docacasa abbiamo incrementato il pubblico nazionale ed internazionale, ampliando ancora di più le visualizzazioni dei film in concorso.

Quali sono le specificità del festival?

Non solo documentari, ma musica, teatro e cinema di finzione sono le componenti importanti del festival, a cui sono dedicati premi come il Luis Bacalov per la miglior colonna sonora e la realizzazione di spettacoli ed eventi di grande richiamo per il pubblico.

Avete allargato le vostre collaborazioni con media partner per la promozione del Festival?

Dal 2021 la mia direzione ha concluso accordi di media partnership con Sky Tg24 e Rai TG Emilia-Romagna per una completa informazione sulle attività del festival sia a livello nazionale che locale. La scelta dei documentari realizzati da professionisti del settore si è ampliata per raggiungere un pubblico ancora più eterogeneo.

Altre collaborazioni a cui state lavorando?

Gli obbiettivi raggiunti con la collaborazione dei festival di Salonicco e Helsinki hanno dato inizio a sinergie con festival internazionali non solo europei, guardando all’Estremo oriente e all’America. Definisco glocal il Festival di Bellaria, che seleziona film sia su artisti locali come Roby Puma che stranieri come Astor Piazzolla, (due dei documentari presenti in questa edizione) mantenendo sempre gli occhi vigili sul nostro territorio e oltre, per esaltarne la bellezza e la cultura.

Immagine tratta dal documentario "The Titan Suite" di Medicine Madison, in concorso al Belllaria Film Festival

La fruizione online

In conclusione, la formula del festival su piattaforma online ha dato una spinta notevole all’internazionalizzazione del Festival di Bellaria e degli altri presenti in regione. Docacasa ha offerto la possibilità ai film di essere visti in tutto il mondo o limitatamente ad alcuni paesi, in base alle scelte dei produttori. Ha contribuito con la sua versatilità ad ospitare incontri con gli autori e dirette in streaming, oltre ad eventi collaterali alle proiezioni dei film, confermando la creatività e la crescita del nostro territorio.

L'interfaccia della piattaforma www.docacasa.it

In copertina: immagine tratta dal documentario “Gli anni folli della velocità” di Federica Biondi e Gabriele Ogiva, in concorso al Bellaria Film Festival.